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Terrorismo. Etiopia in lutto per i 29 copti uccisi in Libia

lunedì 20 aprile 2015
Tre giorni di lutto nazionale saranno proclamati in Etiopia in memoria dei 29 migranti copti giustiziati in Libia dall'Is. Il provvedimento è stato annunciato dal ministro per l'Informazione e portavoce del governo, Redwan Hussein, ed entrerà in vigore domani, dopo la sua adozione da parte del Parlamento. In tutto il Paese africano le bandiere saranno issate a mezz'asta in segno di cordoglio.Le autorità di Addis Abeba nel frattempo hanno confermato che i cristiani "innocenti" assassinati "barbaramente" dagli jihadisti libici erano tutti propri connazionali. Il video diffuso dall'Is mostrava l'esecuzione dei copti, alcuni decapitati e altri freddati con uno sparo alla nuca.A febbraio un video is mostrava l'uccisione di 21 copti egiziani tra Tripoli e Sirte. Questa volta le immagini mostrerebbero l'esecuzione in due gruppi di 29 immigrati copti di origine etiopica. Nel filmato di 29 minuti diffuso dal canale Al Furqan, l'ala mediatica del movimento, i terroristi spiegano che le esecuzioni sono state condotte da due movimenti affiliati all'Is nella provincia di Barka, nella Libia orientale, e nella provincia del Fezzan, nel sud. A fare da sfondo sono infatti una spiaggia della Libia nord-orientale per 12 decapitazioni e un'area desertica nel sud per altri 16 uomini che vengono uccisi con un colpo alla nuca. La confezione del video è simile a quella della strage degli egiziani di febbraio.  L'Etiopia ha condannato subito le esecuzioni: "Condanniamo queste atrocità, che coinvolgano o meno cittadini etiopi", ha affermato il ministro per le Comunicazioni, Redwan Hussein. Il ministro ha ricordato che nel suo Paese ci sono già infiltrazioni jihadiste con i miliziani islamici Shebaab. L'esecuzione segue il triste rituale del Califfato, con i boia mascherati, i prigionieri in fila, le decapitazioni e gli spari alla nuca. A parlare è uno speaker armato di pistola e in stile Jihadi Joe che lancia le solite minacce contro le "nazioni crociate" e afferma che i cristiani devono convertirsi o pagare la tassa prevista dalla legge islamica, la "jizia". Tra immagini di chiese e simboli cristiani abbattuti, compare anche una foto di Papa Ratzinger. "Diciamo ai cristiani che vi troveremo ovunque, anche se sarete protetti in roccaforti fortificate", avverte la voce di un miliziano. Non è chiaro di quanti uomini disponga l'Isis in Libia, anche se il Dipartimento di Stato li aveva stimati in un numero oscillante tra mille e 3 mila combattenti.