Mondo

Baghdad. Kerry: il mondo sconfiggerà lo Stato islamico

mercoledì 10 settembre 2014
La comunità internazionale non resterà a guardare lo Stato islamico (Is) mentre cresce e si diffonde, ma lo eliminerà: lo ha assicurato il segretario di Stato americano, John Kerry, parlando da Baghdad nel corso di una visita a sorpresa."Abbiamo tutti interesse nel sostenere il nuovo governo dell'Iraq in questa congiuntura particolarmente critica", ha ribadito il capo della diplomazia americana, promettendo che "la coalizione che sta al cuore della nostra strategia globale continuerà a crescere e allargarsi nei prossimi giorni". "Questo - ha aggiunto - perché gli Usa e il mondo non staranno semplicemente fermi a guardare il male dell'Isis che si diffonde".Nel giorno della visita di Kerry, la capitale Baghdad è stata scossa da un doppio attentato dinamitardo che ha causato 15 morti.Al segretario di Stato americano il neo premier iracheno Haidar al-Abadi ha chiesto l'aiuto della comunità internazionale per la lotta contro la guerriglia degli estremisti sunniti. L'Isis, ha ribadito al-Abadi, "rappresenta una minaccia per l'intera regione: entra in Iraq attraverso la frontiera siriana, e la comunità internazionale ha il dovere di proteggere l'Iraq e la regione". Da parte sua, Kerry ha definito "importanti" gli impegni assunti da al-Abadi per ricostruire l'esercito iracheno, combattere l'Is e varare delle riforme "necessarie per portare al tavolo dei negoziati tutti i settori della società. La formazione di un governo iracheno inclusivo, lunedì scorso, è stata fortemente sostenuta dagli Usa. È atteso per stanotte (le 21 a Washington, le 3 del mattino in Italia) il discorso di Barack Obama alla nazione, in cui il presidente Usa annuncerà il suo piano strategico per combattere l'Is. Secondo le anticipazioni pubblicate da New York Times e Washington Post, il comandante in capo delle truppe americane comunicherà l'ampliamento delle operazioni al territorio siriano. Nel nord dell'Iraq continua la lenta avanzata dei peshmerga curdi, sostenuti dalla comunità internazionale, che ha sottratto all'Is alcuni villaggi da cui erano fuggiti i cristiani. Ma la situazione resta ancora molto incerta. Per questo l'arcivescovo siro cattolico di Mosul, Yohanna Petros Moshe, e i fedeli della sua diocesi hanno deciso che proveranno a tornare a Qaraqosh e negli altri paesi della Piana di Ninive solo se, e quando, verrà risolta la situazione a Mosul, la seconda città irachena caduta nelle mani dei miliziani del Califfato islamico il 9 giugno scorso. Lo spiega all'Agenzia Fides il sacerdote siro cattolico Nizar Semaan, collaboratore dell'arcivescovo: “Si tratta di una scelta dettata dal buon senso: sarebbe inutile tornare alle proprie case se tutti restano esposti al rischio di nuovi attacchi da parte dei jihadisti dello Stato Islamico”.Nelle ultime giornate, secondo fonti locali consultate da Fides, i miliziani dell'Is hanno concentrato mezzi militari nelle aree centrali di alcuni paesi della Piana di Ninive, cominciare dal centro urbano di di Bertella, dando l'impressione di prepararsi alla resistenza. “I peshmerga - dice padre Semaan a Fides - hanno rotto la linea di difesa dei jihadisti e già la scorsa settimana sono arrivati a pochi chilometri da Qaraqosh. Ci aspettavamo da un momento all'altro che riconquistassero quella città, dove si hanno notizie di saccheggi. Invece l'avanzata si è fermata, e non sappiamo perché”.Un reportage sul campo realizzato dagli inviati di Tv2000 documenta la situazione a Telskuf, cittadina cristiana a pochi km da Mosul, appena liberata dai peshmerga curdi. Nella loro fuga i jihadisti si sono lasciati dietro morte e distruzione, disseminando le abitazioni e la stessa chiesa di ordigni esplosivi nascosti.