Il governo nazionale
iracheno e quello regionale del Kurdistan devono "stanziare i
fondi necessari per sostenere le famiglie che il Daesh (acronimo
arabo con cui si indicano i jihadisti del sedicente Stato
Islamico,
ndr) ha cacciato dalle proprie case e privato dei loro
beni". Inoltre, tutte le "forze nazionali e internazionali"
devono "unire i loro intenti per liberare al più presto i
territori occupati e mettere in atto le disposizioni necessarie
per proteggere i cristiani e gli altri iracheni, affinché tutti
ritornino alle proprie case e vivano nella sicurezza e con
dignità". Sono questi gli appelli che il Sinodo straordinario
dei vescovi caldei, convocato dal patriarca Louis Raphael Sako
presso la sede patriarcale di Baghdad, ha rivolto ai poteri
nazionali e alla comunità internazionale in merito alle
emergenze umanitarie che affliggono le popolazioni dei territori
conquistati dai jihadisti. Lo riferisce
Radio Vaticana.Riguardo alle decine di migliaia di cristiani costretti a
fuggire dalla Piana di Ninive davanti all'offensiva dei
jihadisti e ora rifugiati nel Kurdistan iracheno, il Sinodo ha
riaffermato che la Chiesa caldea "rimarrà al fianco del nostro
popolo sofferente", impiegando tutte le risorse a disposizione
per "servirlo, sollevare il suo spirito e seminare la speranza
nei cuori". Durante i lavori, il Sinodo caldeo ha anche confermato il suo
sostegno al progetto per la creazione di una "Lega caldea", da
tempo caldeggiato dal patriarca e rimasto finora in sospeso per
le difficoltà e le emergenze che segnano la vita della Chiesa
caldea. A giudizio dei vescovi caldei, la Lega caldea dovrà
avere il profilo di un'organizzazione civile che si configuri
come ente morale autonomo, da valorizzare come strumento per
affrontare questioni politiche e sociali che coinvolgono il
futuro delle comunità caldee.I due vescovi ausiliari di
Baghdad, monsignor Shlemoun Wardouni e monsignor Basilius Yaldo, sono stati
incaricati dal Sinodo di preparare la conferenza di fondazione
della Lega.