Iraq. A Mosul cartelli: chi ha visto la piccola Christina?
La madre indica la foto di Christina, 3 anni, nella foto twittata dall'agenzia Reuters
Chi ha visto Christina? La foto della piccola Christina Ezzo Ebada, 3 anni, irachena, è affissa sul muro vicino a un campo profughi nei pressi di Mosul. La famiglia, originaria della cristiana Qaraqosh, la cerca da oltre due anni (oggi la bimba ne avrebbe 5), da quando i jihadisti del Daesh la strapparono alla madre mentre questa veniva deportata con gli ultimi cristiani rimasti nella cittadina. Madre e padre sono vivi, per quanto segnati dalla sofferenza e dalla malattia (il padre è cieco). Ma della figlia più piccola (gli altri erano stati prudentemente fatti partire) nessuna notizia. Ora che Qaraqosh è stata liberata, e la riconquista di Mosul sembra vicina, la famiglia riprende a sperare.
Il caso di Christina è diverso dagli altri. Il Daesh ha ucciso, sterminato, saccheggiato, stuprato. Profanato. Mai però ha rapito bambini cristiani. L'odio razzista degli estremisti sunniti si è accanito contro la minoranza etnica e religiosa degli yazidi, per i quali si può parlare di vero genocidio. I cristiani sono stati perseguitati, è vero, ma non hanno mai subito il rapimento dei figli. Quando il Daesh conquistava una cittadina, in particolare nella piana di Ninive che conta molte cittadine cristiane, erano costretti ad andarsene abbandonando ogni loro avere oppure a convertirsi pena il pagamento di una pesante tassa. A Mosul le loro case erano state segnate con la "N" di "nazareni". Quello che è successo a Christina è diverso: la piccola è stata improvvisamente strappata dalle braccia della madre Aida Nuh. È accaduto il 22 agosto 2014 mentre la donna veniva costretta a salire su un pullman, dai finestrini oscurati col fango, con una ventina di altri cristiani, gli ultimi rimasti a Qaraqosh. Inutili le grida e la resistenza della donna. Gli adulti vennero portati in una località remota, lontano dalla città. Ma sono ancora vivi.
Nei giorni seguenti la famiglia riuscì a telefonare a conoscenti arabi vicini agli ambienti jihadisti. Li rassicurarono affermando che la bambina si trovava "in mani sicure, affidata a una famiglia". Poi più nulla. Costretta a crescere nell'estremismo islamico? Finita in un orfanotrofio del Daesh? I sospetti si rincorrono, né smentiti né confermati. Non è chiaro perché la piccola sia stata rapita, né dove fu portata.
Quando la scorsa settimana i genitori di Christina sono finalmente tornati a Qaraqosh, dopo oltre due anni, il padre cieco ha avuto un soprassalto e ha fatto fermare l'auto: gli era sembrato di sentire una voce. "Ho sentito 'papa, papa!'" racconta al giornalista dell'agenzia Reuters che in un campo profughi di Erbil ha raccolto questa storia. "Ho chiamato: 'Christina! Christina!', ma non mi ha risposto".