"Qui la situazione è
molto grave; ai cristiani è stato chiesto di convertirsi
all'Islam o di pagare la tassa per la religione imposta ai non
musulmani oppure di lasciare la città". Così il nunzio
apostolico in Iraq, arcivescovo
Giorgio Lingua, descrive alla
Radio Vaticana la drammatica situazione per i cristiani, che
riguarda anche sciiti e curdi, rimasti nelle aree del nord del
Paese, in particolare a Mosul, occupate dai jihadisti sunniti
dell'Isis.La Chiesa irachena ha confermato che a Mosul i cristiani
subiscono l'occupazione delle loro case e la sospensione di
aiuti di prima necessità. "I vescovi - sia il vescovo caldeo,
sia quello siro-cattolico sia quello siro-ortodosso - hanno
chiesto ai fedeli di lasciare quanto prima la città", spiega
monsignor Lingua.
Al di là dei cristiani fuggiti nella Piana di Ninive, a
Mosul, riferisce ancora il nunzio, qualcuno era rimasto, quelli
che non sapevano dove andare o gli anziani... Adesso qualcuno
in più sta uscendo, ma quei pochi che ancora non sanno dove
andare rimangono. E infatti
le loro case sono già state segnate
con la scritta 'proprietà dello Stato islamico".
"Al governo - aggiunge monsignor Lingua - si chiede di far fronte
all'emergenza umanitaria che si sta creando per la gente che
lascia le case e deve lasciare tutto, senza prendere nulla con
sé. Questo infatti è stato quello che hanno imposto: di partire
immediatamente senza prendere niente perché tutto è di proprietà
dello Stato islamico. Quindi, si chiede al governo di
intervenire anche con aiuti umanitari".