Golfo Persico. Guerra in Iraq, mano tesa dell'Iran agli Usa
L'Iran sta valutando l'ipotesi di collaborare con gli Stati Uniti per contrastare l'avanzata dei jihadisti dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante (Isil) in Iraq. Lo ha dichiarato il presidente iraniano Hassan Rohani nel corso di una conferenza stampa a Teheran, dove ha aperto la porta all'ipotesi di collaborazione con Washington contro "gruppi terroristici in Iraq e da altre parti". "Dobbiamo contrastare nella pratica e con le parole i gruppi terroristici", ha detto citato dalla televisione di Stato.Rohani ha però escluso l'invio di propri militari in Iraq, smentendo così quanto sostenuto ieri da fonti governative irachene citate dalla Cnn che parlavano di almeno 500 uomini delle Guardie della Rivoluzione inviati da Teheran nella provincia di Diyala. Il presidente iraniano ha comunque spiegato che Teheran è pronta ad aiutare il governo iracheno nella sua lotta ai gruppi sunniti estremisti nell'ambito del diritto internazionale, aggiungendo che finora Baghdad non ha fatto richiesta di assistenza.Dal canto suo anche Obama ha precisato che non ci saranno truppe sul terreno, ma c'è chi ipotizza interventi aerei, magari guidati da droni. Un intervento che secondo gli esperti militari potrebbe scattare anche a 24 dall'ordine di attacco. Intanto però una portaerei Usa si sta dirigendo verso il Golfo Persico, per offrire "ulteriore flessibilità" per intervenire qualora fosse necessario "proteggere vite di cittadini e interessi americano in Iraq", ha fatto sapere il segratrio alla Difesa Chick Hagel.Intanto l'esercito iracheno oggi ha riconquistato la zona di Muttassim, a nord di Baghdad, riaprendo la via che dalla capitale porta a Samarra. Secondo quanto ha annunciato il governatore di Salahuddin, Ahmed Abdullah al Jiburi, "per riconquistare quella zona abbiamo ucciso 170 terroristi islamici". Intanto l'associazione degli ulema islamici ha invitato l'opinione pubblica a prendere le armi contro i miliziani dell'Isis. In una nota i dotti islamici hanno chiesto ai fedeli di schierarsi contro i gruppi estremisti. Un appello ribadito anche del primo ministro Nuri al Maliki, che ha chiesto a "tutti coloro in possesso di armi" di combattere "contro lo Stato islamico dell'Iraq e del Levante" (Isis). In un discorso televisivo alla nazione, Maliki si è rivolto alle forze paramilitari e tribali: "Il Paese è con voi, il governo è con voi", ha affermato, aggiungendo che "non c'è differenza tra sunniti e sciiti, esiste solo l'Iraq".
L'Onu definisce "una tragedia umana" quel che sta accadendo in Iraq e stima in quasi un milione di persone il numero di coloro che hanno lasciato le loro case, in fuga dalle violenze, e sono adesso sfollati all'interno del Paese.