Mondo

Baghdad. Iraq, Obama: non torneremo a combattere

giovedì 19 giugno 2014
Lo ha annunciato la televisione di Stato: stipendio mensile e viveri assicurati per ogni volontario che si unisca all'esercito per combattere nelle aree "calde". La promessa è del premier Nuri al-Maliki.Dopo le recenti defezioni che hanno assottigliato le fila dell'esercito, di fronte alla potente offensiva degli jihadisti, Baghdad cerca di correre ai ripari. Allettando i potenziali "volontari" con denaro e derrate alimentari. A chi andrà nelle "zone a rischio" dove si combatte contro i qaedisti dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (Isis) lo Stato promette un mensile di 750mila dinari (644 dollari) più altri 125 dinari (107 dollari) in cibo. Ai volontari non combattenti andranno 500mila dinari (450 dollari) più i viveri.Obama: non torneremo a comattere. Le forze americane non torneranno a combattere in Iraq": lo ha detto il presidente americano, Barack Obama, in una dichiarazione in diretta tv. Gli Stati Uniti sono pronti ad "azioni mirate" in Iraq se e quando dovessero rendersi necessarie ha detto il presidente spiegando che gli Usa hanno aumentato l'intelligence, considerano Isis una minaccia, e hanno deciso di inviare 300 consiglieri militari per addestrare l'esercito iracheno. "Gli Stati Uniti resteranno "vigili" ma non è il nostro lavoro scegliere i leader dell'Iraq" ha detto Obama.  L'esercito riprende le raffinerieLe forze lealiste irachene hanno ripreso il "pieno controllo" del complesso di raffinerie di Baiji, 200 chilometri a nord di Baghdad, attaccato nei giorni scorsi dai jihadisti dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante (Isis). Lo ha affermato oggi il generale Qassim Atta, portavoce per la sicurezza del primo ministro Nuri al Maliki. Una fonte della sicurezza citata dall'agenzia irachena Nina ha precisato che 70 miliziani sono stati uccisi e dieci loro veicoli distrutti.L'Iran pronto a scendere in campo"Ora si sta rendendo evidente quanto conti l'Iran nella regione". Lo ha sottolineato Jahanbakhsh Mozaffari, ambasciatore dell'Iran in Italia, commentando la crisi irachena e la possibilità di un intervento di Teheran a sostegno del governo di Baghdad. Mozaffari, parlando con alcuni giornalisti, ha comunque escluso un intervento diretto dell'Iran a meno che non vi sia una richiesta di aiuto da parte irachena. E se supporto militare vi dovesse essere, avverrebbe, ha aggiunto, "nel rispetto delle leggi internazionali".Mozaffari ha però anche parlato di una "linea rossa" il cui superamento, da parte dei militanti dell'Isis, porterebbe Teheran ad entrare in campo: un attacco ai luoghi sacri sciiti nel Paese. Ma ha anche escluso invii di truppe sul terreno: gli uomini pronti a combattere non mancano in Iraq, ha osservato, semmai richiedono consulenza e addestramento. Quanto alla presenza del capo delle forze speciali Al Quds dei Pasdaran, Mazaffari ha detto di averlo appreso dalla stampa.Positivo inoltre il giudizio su un'eventuale decisione statunitense di far uso di droni, in linea d'altra parte con la richiesta a Washington dello stesso governo iracheno. Comunque vada, ha detto infine il diplomatico iraniano, un coinvolgimento diretto dell'Iran contro i miliziani sunniti dell'Isis non dovrebbe in alcun modo condurre a una guerra interconfessionale. Si tratta di difendere uno stato dall'Isis, ha sottolineato, "e non di un conflitto settario".