Quando martedì sera è giunta la notizia che
Qaraqosh era stata libera anche nel
centro di accoglienza di Nestiman, nel centro di Erbil, è scoppiata la festa popolare. Da Qaraqosh proviene almeno il 50 per cento dei profughi cristiani da due anni ad
Erbil."È stata come la festa quando si annuncia la Pasqua, anzi ancora di più. Ci è venuta la pelle d'oca", spiega
padre Jalal Jako, rogazionista pure lui nativo della cittadina cristiana a una cinquantina di chilometri da
Mosul.
Una festa per la liberazione e la speranza di fare ritorno a casa.
LE PAROLE DI PADRE JALALdB-c_IRgKvU;430;242
Poi, però, la notizia che il
Daesh era riuscito a rientrare in alcuni isolati infestati di cecchini. La città, attraverso il tam tam dei social, è descritta semidistrutta e deserta. "Non è possibile ritornare così", dicono tutti. Dopo la gioia per la liberazione ancora incertezza e la sofferenza di prolungare l'attesa nei campi profughi.