In Iraq è ormai guerra civile, con
l'avanzata jihadista che è arrivata a
Baquba, a 60 chilometri da
Baghdad, dove le forze di sicurezza hanno respinto un attacco dello
Stato islamico dell'Iraq e del Levante (Isis). La crisi coinvolge anche gli Stati Uniti:
Barack Obama ha inviato 275
militari "con l'obiettivo di proteggere" lo staff
diplomatico e "i cittadini americani".
L'esercito iracheno ha annunciato di aver respinto i miliziani
dell'Isis in tre quartieri di Baquba, Al Katun, Al Mefraq e Al
Moalemin. In un attacco jihadista a un commissariato di polizia della
città sono
morti almeno 44 detenuti, secondo fonti della sicurezza
uccisi dai sunniti. Secondo altre però sono state le stesse forze di
sicurezza ad uccidere i prigionieri che tentavano di evadere
approfittando dell'attacco. I miliziani sono riusciti comunque a
occupare una caserma dell'esercito fuori Baquba e due villaggi nella
zona e hanno attaccato postazioni dell'esercito anche a Qaim, lungo
il confine con la Siria.
Negli scontri in altre zone della provincia di Diyala sono
morti
almeno 28 jihadisti e due poliziotti. Intanto la
battaglia di Tal
Afar, città sciita nel nord strappata dagli jihadisti ai
governativi, ha causato
decine di morti, tra cui molti civili.
Secondo il governo provinciale, tra 500 e i 770 ribelli, controllano,
oltre alla città, anche parte delle aree circostanti mentre nella
zona dell'aeroporto sono ancora presenti sacche di resistenza formate
da militari e poliziotti iracheni, ai quali si sono uniti alcuni
civili armati.Il segretario generale dell'Onu,
Ban
Ki-moon ha chiesto al premier
Nuri al-Maliki di avviare un dialogo
per tentare di fermare le violenze, mentre l'inviato Onu Nickolay
Mladenov ha avvertito che la crisi "minaccia l'esistenza dell'Iraq"
ed è "la più grande minaccia alla sovranità" del Paese da diversi
anni.E la crisi continua ad avere impatto sulla capacità produttiva
dalla quale "dipende larga parte della capacità di crescita della
produzione Opec", sottolinea l'Agenzia Internazionale per l'Energia
(Aie) nel suo bollettino mensile, ma l'amministratore delegato di
Eni
Claudio Descalzi ha assicurato che si sta "controllando la
situazione". "Non siamo da soli, siamo con altre società come
Bp e
Shell. Siamo nel sud del Paese, per il momento non si sono verificati
incidenti e stiamo continuando a lavorare con molta attenzione alla
sicurezza", ha spiegato.Della questione irachena si parlerà oggi a
Vienna a margine del vertice sul controverso programma nucleare iraniano in corso tra Teheran e il "5+1" ovvero i cinque Paesi del Consiglio di sicurezza dell'Onu più la Germania.