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Iraq. Migliaia ai funerali di Soleimani: «Morte agli Usa». Nuovo raid anti Iran

Redazione Internet sabato 4 gennaio 2020

Migliaia di iracheni al corteo funebre del generale iraniano Soleimani, ucciso da un drone Usa a Baghdad

Decine di migliaia di iracheni hanno partecipato stamani a Baghdad alle esequie di Qassem Soleimani, il generale iraniano ucciso da un raid Usa, scandendo "Morte all'America". Presente anche il primo ministro iracheno, Adil Abdul-Mahdi. Il corteo ha accompagnato le salme di Soleimani e del suo principale collaboratore in Iraq, Abu Mahdi al-Muhandis, il "numero due" di Hashed al-Shaabi, la coalizione di milizie filo-Teheran integrate nelle forze di Baghdad, anche lui rimasto ucciso nel raid statunitense.

Il corteo funebre è partito dal quartiere di Kazimiya, roccaforte sciita, ed è arrivato alla Green Zone, il quartiere dove si trovano gli edifici del governo e delle ambasciate e dove si è tenuto il funerale ufficiale. La salma di Soleimani sarà portata anche nelle città sante per gli sciiti, Kerbala e Najaf, prima che il suo corpo venga riportato in Iran dove il generale iraniano avrà un altro funerale.

I funerali di Soleimani a Baghdad - Reuters

I missili lanciati dal drone americano e che hanno polverizzato le due macchine in cui viaggiavano Soleimani e Mouhandis hanno causato in tutto dieci vittime: cinque iracheni e cinque iraniani. Le bare dei cinque iracheni sono state portate a Kazimiya su pick-up sormontati dalla bandiera nazionale e che hanno attraversato la folla di migliaia di persone, tutte vestite di nero. I feretri dei cinque iraniani erano invece sormontati dalla bandiera della Repubblica Islamica. Alcuni tra la folla innalzavano i ritratti della Guida suprema iraniana, Ali Khamenei, o del leader libanese di Hezbollah, Hassan Nasrallah.

Il vescovo Warduni: preghiamo tutti per la pace

"Tutti hanno paura che si stia andando incontro alla guerra e sarebbe una cosa tremenda, perché già la famiglia irachena è dispersa in tutto il mondo: un figlio in questo Paese, un figlio in un altro Paese e così via. Non abbiamo pace, per questo vogliamo soltanto pace e tranquillità". L'ha detto a Vatican News monsignor Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad. "Noi ringraziamo il Santo Padre - ha aggiunto - ma chiediamo a tutto il mondo di pregare, di tornare a Dio: questa è la cosa più importante, perché allontanandosi da Dio, si fa ogni male possibile. Quindi noi vi preghiamo, vi preghiamo di pregare per la pace".

Nuovo raid Usa nella notte

Un nuovo raid aereo americano in Iraq è avvenuto nella notte tra venerdì e sabato. Nel mirino del drone, che ha colpito vicino al compound militare di Camp Taji, a nord di Baghdad, c'erano le Brigate Imam Ali; l'operazione "con alta probabilità" ha portato alla morte del loro capo, Shubulal-Zaidi. Lo hanno detto fonti del Pentagono a Newsweek.

L'operazione fa parte della stessa strategia approvata da Trump giovedì mattina e che ha ucciso il comandante della Forza Quds dei Guardiani della rivoluzione iraniana. La milizia ha smentito la morte del leader nel raid, ma secondo diverse fonti nel raid sono morti sei uomini, probabilmente i luogotenenti di al-Zaidi, appartenenti alle Forze di mobilitazione popolare, Hashed al-Shaabi, il cartello paramilitare iracheno dominata da fazioni sciite con stretti legami con l'Iran.

Teheran: conseguenze incontrollabili

Potrebbe avere "conseguenze incontrollabili" l'uccisione da parte degli Stati Uniti del comandante delle forze di Qods, il maggiore generale Soleimani. Lo ha detto il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif al segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres durante una conversazione telefonica ieri sera.

Pechino: gli Usa non abusino della forza militare

La Cina sollecita gli Usa "a non abusare della forza militare": è il monito del ministro degli Esteri Wang Yi nel colloquio telefonico con la controparte iraniana Mohammad Javad Zarif. Wang, nel resoconto dei media cinesi, ha osservato anche che la forza "non è la soluzione nelle relazioni internazionali". La mossa Usa, invece, ha violato "le norme di base dei rapporti internazionali e aggraverà le tensioni e le turbolenze regionali".