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L'orrore. Un altro giovane in Iran muore per le torture in carcere

Redazione Esteri giovedì 29 agosto 2024

La Guida suprema Ali Khamenei e il neo presidente iraniano Massud Pezeshkian

Picchiato e torturato fino alla morte da agenti delle forze speciali in un centro di detenzione nel nord dell'Iran. Restano ancora poco chiari i motivi che hanno portato all'arresto di Seyyed Mohammad Mirmousavi ma sono invece esplicite le immagini del suo corpo tumefatto e sanguinante, dopo gli abusi da parte degli agenti mentre era in custodia.
Il video del corpo martoriato del giovane sono state diffuse da Hengaw, l'organizzazione per i diritti umani con sede in Norvegia che per prima ha denunciato l'ennesimo caso di tortura in Iran, mentre le autorità locali avevano tentato di tenere la vicenda lontana dai media, intimando anche alla famiglia del giovane di non renderla pubblica. I fatti risalgono al 24 agosto, quando Mirmousavi è stato arrestato dopo «un conflitto» in un villaggio di Lahijan, nella provincia settentrionale di Gilan sul Mar Caspio, e poi portato in un centro di detenzione delle unità speciali delle forze dell'ordine, un corpo della polizia predisposto per sedare rivolte e sanzionato dagli Stati Uniti. Lo stesso giorno è morto per le torture subite in custodia, denuncia Hengaw.
La Procura di Lahijan ha annunciato ieri un’inchiesta rispetto alla «morte sospetta» di una persona detenuta, pur senza menzionare l’identità di Mirmousavi, e nell’ambito dell’indagine 5 agenti sono stati arrestati. La Procura provinciale di Gilan aveva invece minacciato la famiglia di Mirmousavi, intimando di non diffondere pubblicamente notizie e dettagli rispetto alla sua morte. Dopo la denuncia della Ong e la diffusione su Internet delle immagini del corpo tumefatto del giovane, il presidente iraniano Massud Pezeshkian, che ha vinto le elezioni il 5 luglio dopo avere promesso in campagna elettorale di porre un freno alle violenze della polizia, ha chiesto al ministero dell’Interno di indagare «sull’incidente di Lahijan» e «presentare le sue conclusioni al governo il prima possibile».
Mentre da anni vengono denunciati abusi sui detenuti presso il famigerato carcere Evin a nord di Teheran, dove sono rinchiusi molti prigionieri politici, negli ultimi anni Amnesty International e Human Rights Watch hanno denunciato regolarmente casi di torture e stupri ad opera di agenti delle forze dell'ordine in vari centri di detenzione iraniani. Secondo le ong, tra il 2022 e il 2023 decine di persone sono state torturate o abusate sessualmente in carcere dagli agenti dopo essere state arrestate durante le proteste anti governative scoppiate in seguito alla morte di Mahsa Amini, la 22enne curda che ha perso la vita mentre si trovava in custodia, arrestata dalla polizia morale perché non portava correttamente il velo, obbligatorio in pubblico nella Repubblica islamica fin dalla sua fondazione nel 1979.