L'esecuzione. Condannato da minorenne, impiccato a 25 anni in Iran
Arman Abdolali aveva 25 anni
E' stato ucciso per impiccagione in Iran Arman Abdolali, 25 anni, condannato per aver ucciso la fidanzata quando era minorenne, a 17 anni. Lo ha riferito l'agenzia Tasnim, ripresa dai media internazionali. La condanna risale al 2016; la famiglia della giovane assassinata, Ghazaleh Shakour, ha rifiutato di perdonare Abdolali. Il giovane aveva dichiarato che le sue confessioni erano state ottenute tramite tortura, secondo Amnesty International, che aveva descritto il processo come "irregolare, basato su confessioni estorte sotto tortura". La pressione internazionale aveva più volte spinto Teheran a posticipare l'uccisione di Abdolali. Secondo il verdetto del tribunale, nel 2014 l'imputato avrebbe ucciso la fidanzata facendone sparire il corpo, dimostrando così di avere la "maturità mentale" per comprendere la natura e le conseguenze del reato commesso.
La sentenza è stata confermata dalla Corte suprema nel luglio 2016, non tenendo conto del fatto, pur emerso nei processi di primo e secondo grado, che Abdolali era stato tenuto in isolamento per 76 giorni e ripetutamente picchiato affinché firmasse una "confessione", ha sottolineato Amnesty International. Nel febbraio 2020, la Corte suprema ha ordinato un nuovo processo, conclusosi con una nuova condanna a morte. Il tribunale ha ammesso che, essendo trascorsi tanti anni, non era possibile stabilire la "maturità mentale" ma, in assenza di prove del contrario, questa doveva essere data per assodata.
L'Iran è uno dei pochi Paesi al mondo che continua ad applicare la pena di morte per i minorenni, pur essendo firmataria del Patto internazionale sui diritti civili e politici e della Convenzione sui diritti dell'infanzia, che vietano le condanne capitali per reati commessi da una persona di età inferiore ai 18 anni.