La condanna di Ghoncheh, la ragazza
che voleva solo vedere la pallavolo, è l'ultimo di una serie di
casi di impiccagione, sventata lapidazione o fustigazione,
deturpazioni con l'acido o semplici reprimende che negli
ultimi tempi hanno destato indignazione nel mondo per la
condizione femminile in Iran.
REYHANEH, LO STUPRO E LA FORCA: solo una decina di giorni fa
a Teheran era stata impiccata Reyhaneh Jabbari, la giovane
condannata a morte per aver ucciso l'uomo che - secondo la sua
difesa - stava cercando di violentarla. Inutile è risultata una
mobilitazione internazionale in suo favore.
ESFAHAN, SFREGIATE CON L'ACIDO: sempre il mese scorso a
Esfahan vi sono stati casi di donne sfregiate coll'acido. Media
ipotizzano l'azione di integralisti islamici contro donne che
portavano male il velo. Il regime nega e parla invece di
"complotto" contro il varo di una legge a tutela della moralità.
SAKINEH STRAPPATA ALLA LAPIDAZIONE: per anni ha tenuto banco
il caso di Sakineh Ashtiani, nel 2007 condannata per adulterio e
concorso nell'omicidio del marito. Voci su una sua possibile
lapidazione furono smentite. Ma prima di essere scarcerata nel
marzo scorso dopo un'amnistia aveva rischiato l'impiccagione.
LA FRUSTA PER LE RAGAZZE DI "HAPPY": volti dell'oppressione
sulle donne sono quelli delle tre ragazze che ballavano nel
video girato sui tetti di Teheran sulle note di "Happy" assieme
a tre giovani. Arrestate in maggio hanno rischiato sei anni di
carcere e 91 frustate ma è stata loro concessa la condizionale.
IL BACIO PROIBITO DELLA STAR: riprova dell'intransigente
interpretazione iraniana della morale islamica è lo scandalo
destato a Teheran dal bacio sulle guancia che l'attrice Leila
Hatami (protagonista di 'Una separazionè) diede in maggio a
Cannes al presidente del Festival, Gilles Jacob.