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La repressione in Iran. Strage alla festa del fuoco:«Uccisi undici manifestanti»

Camille Eid mercoledì 15 marzo 2023

La festa del fuoco dei giovani a Teheran si è trasforma nell'ennesima forma di protesta contro il regime

Il disgelo tra l'Iran e l'Arabia Saudita, raggiunto venerdì scorso grazie alla mediazione cinese, sembra avere dato alle autorità di Teheran l'impressione di godere ormai di una «via libera» internazionale alla repressione interna. Ieri, nel secondo dei tre giorni di protesta convocati da gruppi giovanili in occasione della festività del Chaharshanbe Suri, l'antica festa zoroastriana del fuoco, ci sono stati almeno 11 morti e oltre 3.500 feriti in varie città dell'Iran. Le fiamme della tradizionale celebrazione che precede il capodanno iraniano si sono così mescolate a quelle delle proteste iniziate esattamente sei mesi fa dopo la morte della giovane Mahsa Amini. Mobilitazioni e scontri sono stati segnalati a Teheran, Isfahan, Mashhad e Kamiyaran, Rasht, Saqqez e Sanandaj.
Nel quartiere Ekbatan della capitale, proprio dove cinque ragazze iraniane avevano registrato un video virale in cui ballavano senza velo, i manifestanti hanno anche bruciato il ritratto della Guida suprema Ali Khamenei e la bandiera della Repubblica islamica, sicuramente per protestare contro il loro arresto avvenuto poche ore prima. Intanto le autorità iraniane si adeguano al ritmo del nuovo corso cinese. Da ieri sono proprio in corso esercitazioni marittime congiunte tra Iran, Cina e Russia nel Golfo di Oman, battezzate “Security Bond 2023”, che dureranno fino a domenica.
Il ministero della Difesa di Pechino ha spiegato in una nota che le esercitazioni «contribuiranno ad approfondire la cooperazione concreta tra le Marine dei Paesi partecipanti», oltre «a iniettare energia positiva nella pace e nella stabilità regionali». L'accordo sulla normalizzazione con Riad vede intanto sbocciare con l'annuncio della ripresa dei voli tra i due Paesi «non appena verranno rilasciati i permessi ufficiali», come afferma il portavoce dell'Aviazione civile dell'Iran. Secondo l'agenzia iraniana Tasnim, il recente accordo di Pechino prevede anche la facilitazione dei voli per i pellegrini sciiti che vogliono recarsi nella città santa iraniana di Mashad. Ma si allarga ad altri Paesi del Golfo.
Oggi arriva ad Abu Dhabi il segretario del Consiglio supremo iraniano per la sicurezza, Ali Shamkhani, peraltro il rappresentante di Teheran ai negoziati di Pechino. Shamkhani avrà delle discussioni con il suo omologo Tahnoun bin Zayed Al Nahyan. Gli Emirati arabi uniti avevano ridotto i loro legami con l'Iran dopo la rottura tra Riad e Teheran. Altri inaspettati sviluppi riguardano il dossier nucleare. L'Iran ha dichiarato ieri di aver raggiunto un accordo con l'Aiea, l'agenzia dell'Onu per l'energia atomica, accettando di fornire chiarimenti sul suo arricchimento dell'uranio e su tre suoi siti nucleari non dichiarati. La svolta, annunciata dal portavoce dell'Organizzazione per l'energia atomica dell'Iran (Aeoi), Behrouz Kamalvandi, segue la recente visita a Teheran del direttore generale dell'Aiea, Rafael Grossi. Teheran ha inoltre autorizzato l'Aiea a incrementare le sue ispezioni nel sito di Fordow da otto a 11 al mese. Sono due anni che l'Aiea fa pressione sull'Iran perché fornisca spiegazioni sulla scoperta di uranio nei siti di Varamin, Torghouzabad, entrambi vicini a Teheran, e a Marivan, nel Kurdistan iraniano.