Mondo

Iran. Il riformista Pezeshkian è il nuovo presidente. Ora mano tesa all'Occidente?

Redazione Esteri sabato 6 luglio 2024

Il nuovo presidente iraniano Massud Pezeshkian

ll deputato riformista ed ex ministro della Sanità iraniano Massud Pezeshkian, 69 anni, ha vinto il ballottaggio delle 14esime elezioni presidenziali e diventerà il nono leader della Repubblica islamica, hanno riferito oggi i media statali locali. Il quartier generale delle elezioni statali iraniane rende noto che Pezeshkian ha ottenuto 16.384.403 voti contro i 13.538.179 del suo rivale ultraconservatore Saeed Jalili, espressi in un totale di circa 58.000 seggi in Iran e 314 seggi in oltre 100 paesi stranieri. Al ballottaggio presidenziale hanno partecipato circa 30.530.157 (49,8%) dei 61.452.321 elettori aventi diritto, aggiungono le autorità iraniana.

"Tenderemo la mano dell'amicizia a tutti; siamo tutti popolo di questo paese; dovremmo essere tutti per il progresso del Paese", ha detto Pezeshkian alla televisione di stato.

Medico di origine azera, semi-sconosciuto prima della sua candidatura, Pezeshkian ha cresciuto tre figli da solo dopo la morte della moglie in un incidente. Parlamentare da due decenni, si è espresso apertamente contro la mancanza di trasparenza del governo durante le proteste a livello nazionale innescate dalla morte della giovane curda Mahsa Amini nel settembre 2022. Esperto cardiochirurgo, è stato ministro della Sanità sotto l'ex presidente riformista Mohammad Khatami (1997-2005). È stato esplicito nel criticare il governo sulla questione dell'hijab obbligatorio, ma non è mai arrivato a chiedere l'abrogazione dell'obbligo del velo per le donne.

Pezeshkian è un sostenitore dell'accordo sul programma nucleare iraniano (Jcpoa) e ha promesso di migliorare le relazioni con gli Stati Uniti, accusando i suoi rivali conservatori di aver rovinato l'economia, non facendo abbastanza per rilanciare il Jcpoa, da cui gli Usa di Trump si ritirarono unilateralmente nel 2018, ma che aveva portato alla revoca di alcune sanzioni.

Pezeshkian è stato sostenuto da Khatami (che nelle parlamentari di marzo si era invece astenuto) e dall'ex ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif. Pur condannando l'amministrazione del presidente defunto Ebrahim Raisi in quanto incapace di risolvere i problemi del Paese, non è mai arrivato a criticare apertamente la Guida Suprema, Ali Khamenei. Ha anche sostenuto i principi fondamentali del regime, secondo cui gli Stati Uniti sono la causa principale delle tensioni nella regione.

"Non ho votato la settimana scorsa, ma ieri ho votato per Pezeshkian. So che Pezeshkian sarà un presidente zoppo, ma è comunque meglio di un intransigente", ha detto Afarin, 37 anni, proprietario di un salone di bellezza nella città centrale di Isfahan.
La ferita delle violenze innescate dalla morte in custodia di Mahsa Amini nel 2022, è ancora aperta. "Non voterò. Questo è un grande NO alla Repubblica islamica a causa di Mahsa. Voglio un Paese libero, voglio una vita libera", ha detto lo studente universitario Sepideh, 19 anni, a Teheran.

Entrambi i candidati hanno promesso di rilanciare l’economia indebolita, azzoppata da cattiva gestione, corruzione statale e dalle sanzioni reimposte dal 2018 dopo che gli Stati Uniti sotto l’allora presidente Donald Trump hanno abbandonato l’accordo sul nucleare. "Voterò per Jalili. Crede nei valori islamici. Ha promesso di porre fine alle nostre difficoltà economiche", ha detto Mahmoud Hamidzadegan, 64 anni, dipendente in pensione, nella città settentrionale di Sari.

Il presidente russo Vladimir Putin si è congratulato con Massud Pezeshkian per la sua elezione a nuovo presidente dell'Iran.
"Spero che le vostre attività come presidente contribuiranno a sviluppare ulteriormente una cooperazione bilaterale costruttiva in tutti i settori a beneficio dei nostri popoli amici, nell'interesse di semplificare la sicurezza e la stabilità regionale", si legge nella dichiarazione rilasciata dal Cremlino.