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ESTERI. Iran, «nessun broglio». Ma le proteste continuano

venerdì 26 giugno 2009
Il Consiglio dei Guardiani della Costituzione, incaricato di decidere la legittimità dei risultati nelle presidenziali iraniane, ha decretato questa mattina che non è stato commesso alcun broglio nella tornata che ha visto la vittoria di Mamoud Ahmadinejad. Il governo iraniano ha soffocato le proteste di massa per le modalità e l'esito delle elezioni presidenziali di due settimane fa, ma la battaglia si è spostata dalle strade in una lotta dietro le quinte che ha diviso in due la leadership religiosa. Ci si attende che l'ayatollah integralista Ahmad Khatami oggi, quando condurrà le preghiere del venerdì, rafforzi il messaggio del governo in base a cui le elezioni del 12 giugno in cui è stato dichiarato vincitore il presidente Mahmoud Ahmadinejad sono legali e si sono svolte secondo le regole. I sostenitori del candidato sconfitto Mirhossein Mousavi, che chiedono l'annullamento del risultato, hanno l'intenzione di liberare in aria oggi migliaia di palloncini con il messaggio: «Neda resterai sempre nei nostri cuori», in memoria della giovane donna uccisa la settimana scorsa che è diventata un'icona della protesta. Le ultime proteste di massa sono state sabato scorso e un insieme combinato di ammonimenti, arresti e la minaccia dell'uso della violenza da parte della polizia ha trasformato le vaste dimostrazioni nelle strade di Teheran in piccoli raduni dispersi con gas lacrimogeni e cariche con i manganelli. La più vasta rivolta dai tempi della Rivoluzione Islamica del 1979 ha lasciato sull'asfalto 20 cadaveri, spingendo il presidente Usa Barack Obama a dire di essere «inorridito e indignato» dalla repressione delle forze di sicurezza nel Paese quinto maggior esportatore di petrolio del mondo. Il vertice dei ministri degli Esteri del G8 in corso a Trieste sta lavorando a un documento che condanni la repressione e che inviti Teheran ad affrontare la crisi in modo pacifico e democratico e nel rispetto dei diritti fondamentali come la libertà di espressione.La condanna pronunciata da Obama, che prima delle elezioni iraniane stava cercando di migliorare i rapporti con Teheran, ha spinto Ahmadinejad ad accusarlo di comportarsi come il suo predecessore e a dire che non ha senso parlare con Washington se prima il presidente Usa non presenta le sue scuse.