Non c'è tregua nel confronto tra l'Iran e l'Occidente: dopo settimane di tensione crescente, è giunta oggi la sentenza di condanna a morte per l'americano di origine iraniana Amir Mirza Hekmati, arrestato con l'accusa di spionaggio per la Cia nel dicembre scorso. E poche ore dopo la conferma ufficiale che nel sito sotterraneo di Fordow sono iniziate le attività di arricchimento dell'uranio al 20%, che ieri erano state date per imminenti.Insomma, Teheran va avanti per la sua strada sia nel programma nucleare, che ufficialmente ha scopi pacifici, sia nel non perdere le occasioni di scontro con il nemico statunitense. Anche se la giornata poteva dirsi aperta con qualche segnale di tregua, dato che alcuni giornali mettevano in prima pagina l'annuncio di una prossima riapertura dei negoziati sul nucleare con il gruppo dei 5+1 in Turchia, citando un'intervista resa a un giornale giapponese dal ministro degli esteri turco Davutoglu.Ma nel reiterato gioco di aperture e chiusure cui l'Iran ha abituato i suoi interlocutori, oggi sono prevalse appunto le seconde, se non mosse con il sapore delle provocazioni. Come tale può essere infatti letta la condanna per l'irano-americano Hekmati, 28 anni, che secondo Teheran è stato individuato mentre tentava di infiltrarsi nei servizi segreti iraniani. Washington, che aveva smentito le accuse contro Hekmati reclamandone la liberazione immediata, ha detto tramite un portavoce che, se il verdetto è vero, lo "condanniamo con forza". Una reazione ancora all'insegna della prudenza, come l'intervento odierno di un portavoce del Pentagono, secondo cui l'Iran, a dispetto delle parole forti, non ha mostrato "alcun segno" di voler bloccare lo Stretto di Hormuz.Intanto i familiari di Hekmati hanno inutilmente tentato di trovargli un avvocato di fiducia, sostituto da un legale d'ufficio. Spionaggio, cooperazione con un Paese ostile e tentativo di accusare l'Iran di terrorismo, i reati contestati al giovane, giudicato un "'mohareb' (chi combatte contro Dio) e corrotto sulla terra": un crimine mutuato dal Corano e che prevede come punizione la morte, ma anche l'amputazione o l'esilio. Per lui il Tribunale rivoluzionario ha scelto la sentenza più dura, ma l'imputato potrà fare appello, ha ricordato la Procura generale guidata dall'ultraconservatore Gholamhossein Mohseni-Ejei.La condanna giunge come un segnale forte nei confronti degli Usa, che hanno appena varato dure sanzioni contro la Banca centrale iraniana per il programma nucleare di Teheran, e la cui Quinta flotta di stanza nel Bahrein è reduce da settimane di fibrillazioni per le manovre della Marina iraniana.Oggi sulle sanzioni - annunciate entro fine mese anche dalla Ue, che però si dice ancora aperta al dialogo - è intervenuta anche la Guida Ali Khamenei, per dire che non piegheranno il popolo iraniano. E aggiungere che il nemico nemmeno riuscirà a ridurre la partecipazione alle parlamentari del 2 marzo. Sempre a proposito del prossimo voto, il primo dopo le contestate presidenziali del 2009 ed a cui i riformatori non partecipano, il ministro dell'Intelligence ha annunciato l'arresto, in date non precisate, di diverse persone accusate di lavorare a piani per disturbarle, in accordo con gli Usa. Teheran inoltre, anche in funzione antisanzioni, sta mettendo a punto accordi con partner di rilievo come Russia e India, oltre che Cina e Giappone, informano Iran Daily e Kahyan, dando evidenza all'annuncio che gli interscambi avverranno non più in dollari ma nelle rispettive monete locali. Infine è giunta oggi la conferma che è già cominciato l'arricchimento di uranio al 20% (un possibile passo avanti verso quel 90% necessario per un ordigno nucleare) nell'impianto sotterraneo di Fordow, nei pressi di Qom. Ma "tutte le attività nucleari iraniane, incluso l'arricchimento dell'uranio nei siti di Natanz e Fordow, si svolgono sotto supervisione dell'Aiea", ha detto l'ambasciatore iraniano presso la stessa agenzia Onuper l'energia atomica, Ali Asghar Soltanieh. Insomma, Teheran non si spaventa e il suo programma nucleare non si ferma.