I negoziati sul controverso programma nucleare iraniano hanno oggi registrato una accelerazione significativa, con il segretario di Stato americano John Kerry che è volato a sorpresa a Ginevra alimentando cosi' le speculazioni di varie fonti secondo cui i colloqui con Teheran starebbero per sfociare in uno "storico" accordo preliminare. Ma allo stesso tempo, mentre Israele esprime la sua totale contrarietà, il capo della diplomazia Usa ha esortato alla cautela, affermando che "per ora non c'è accordo", e rimangono "divergenze". Le cose si muovono rapidamente, tanto che il presidente Obama ha chiamato al telefono l'alleato Benyamin Netanyahu e, ha reso noto la Casa Bianca, lo ha "aggiornato" sull'andamento dei negoziati, ma ha anche "sottolineato il suo forte impegno a impedire che l'Iran ottenga armi nucleari". Resta pero' il fatto che a Ginevra sono arrivati anche i ministri degli esteri francese, Laurent Fabius, britannico, William Hague, e tedesco, Guido Westerwelle, oltre all'Alto rappresentante per la politica estera dell'Ue, Catherine Ashton. Per avere il cosiddetto gruppo dei 5+1 al completo al massimo livello manca il ministro degli esteri russo, Serghiei Lavrov, che però ha fatto sapere che sarà lì domani, e il il ministro degli esteri cinese, Wang Yi, che secondo la tv iraniana sarà a sua volta a Ginevra nelle prossime ore. Frattanto Kerry, Ashron e il ministro degli esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, si sono incontrati a due riprese, fino a tarda sera e hanno infine interrotto per la notte i colloqui, che i portavoce hanno definito "buoni" oltre che "intensi". E anche "sul campo" le cose si muovono, con il direttore generale dell'Agenzia internazionale dell'energia atomica (Aiea), Yukiya Amano, che ha fatto sapere che sarà in visita a Teheran lunedì prossimo per riprendere i negoziati. Diverse fonti riferiscono che al momento i Paesi del 5+1 e l'Iran stanno negoziando su una parziale sospensione di circa sei mesi di parte dell'attività nucleare iraniana, in modo da poter accelerare i negoziati per giungere a un accordo definitivo. Allo stesso tempo, ci potrebbe essere un parziale allentamento delle sanzioni sulle transazioni bancarie e petrolifere iraniane, o anche un parziale scongelamento di ingenti fondi iraniani depositati all'estero. Kerry è arrivato a Ginevra direttamente da Tel Aviv, dove il Netanyahu gli ha espresso tutta la sua opposizione a quanto sembra profilarsi al tavolo delle trattative. "Israele respinge totalmente" l'accordo, a cui, ha ammonito, "non è obbligato, e farà tutto ciò che è necessario per difendersi e per difendere la sicurezza del suo popolo". E la contrarietà all'accordo, ha detto ancora Netanyahu, "è condivisa da molti nella regione, che lo dicano pubblicamente o meno". Con ogni probabilità il premier israeliano si riferisce quanto meno all'Arabia Saudita, che ha espresso a più riprese la sua opposizione al riavvicinamento tra Usa e Iran avviato dopo l'elezione del nuovo presidente iraniano moderato Hassan Rohani. Tanto che Kerry è andato di persona a Riad tre giorni fa proprio per rassicurare i leader sauditi e affermare che il regno rimane "un alleato molto, molto importante" degli Usa. Ma le critiche si fanno sentire anche a Washington, dove esponenti al Congresso insistono nell'affermare che è troppo presto per pensare a qualsiasi allentamento delle sanzioni imposte all'Iran, proprio ora che cominciano a dare frutti. Secondo fonti diplomatiche, la diffusa opposizione estera all'accordo potrebbe pero' essere utile alla leadership iraniana per superare l'opposizione interna, che a sua volta si fa sentire con manifestazioni e sermoni nelle moschee. Al momento non c'è però nulla di concreto, almeno secondo quanto afferma la Casa Bianca per calmare gli animi: le critiche ad un eventuale accordo provvisorio sono "premature", ha affermato il portavoce Josh Earnest, perché, al momento "non c'è un accordo".
ORE DECISIVESono ore decisive a Ginevra per il dossier del nucleare iraniano: il gruppo dei 5+1, rappresentato a livello di ministri degli Esteri da Usa, Francia, Gran Bretagna e Germania, affiancato dall’Alto rappresentante dell’Ue per la politica estera, Catherine Ashton, ha avuto per tutta la giornata di ieri fitti colloqui con il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif. L’attesa notizia di un accordo non è ancora arrivata, ma filtra ottimismo.
La trattativa dovrebbe continuare ancora oggi, quando è atteso l’arrivo anche del ministro degli Esteri russo Sergeji Lavrov e del suo omologo cinese Wang Yi. Si punta a un’intesa per una road map che tracci un percorso per mettere sotto controllo il controverso programma atomico iraniano. I 5+1, stando alle indiscrezioni, sarebbero pronti a congelare per sei mesi le sanzioni che hanno messo in ginocchio Teheran. In cambio l’Iran dovrebbe sospendere il procedimento di arricchimento dell’uranio al 20% (possibile preludio per arrivare all’atomica), rendere innocue le scorte, disattivare le moderne centrifughe “Ir-2” per l’arricchimento e rinunciare al reattore al plutonio di Arak (l’alternativa per dotarsi del materiale fissile per un’arma nucleare). Nei sei mesi di “stallo”, i negoziatori avrebbero il tempo di limare un accordo di più ampio respiro. Lo stesso presidente Usa, Barack Obama, ha parlato in un’intervista alla Nbc di un «accordo graduale».Restano però le preoccupazioni per un’intesa difficile da verificare, considerata l’opacità del regime. Lo ha detto chiaramente il ministro francese, Laurent Fabius, che infatti sbarcando a Ginevra ha tenuto a rimarcare come vi siano «progressi», ma «nulla è stato ancora concluso». Con lui a Ginevra sono arrivati anche il segretario di Stato Usa, John Kerry, il ministro tedesco, Guido Westerwelle, e quello britannico, William Hague. «Ci sono elementi concreti», ha detto il ministro iraniano Zarif. «A seconda di quello che verrà messo nero su bianco, potrebbe trattarsi di un accordo importante o di un piccolo passo nella giusta direzione» ha spiegato il capo della diplomazia di Teheran. Zarif ha precisato che l’Iran e i Paesi del gruppo 5+1 stanno lavorando ad un’intesa «su un piano a più fasi: una dichiarazione di intenti che includa misure per ristabilire fiducia tra le parti» e sulla «normalizzazione» dei rapporti diplomatici tra Teheran e l’Occidente.
«Nessuno può negare che ci siano ancora alcune importanti divergenze che devono essere risolte, e stiamo lavorando per cercare di avvicinare le posizioni», ha spiegato Kerry. Tra i nodi c’è il procedimento di arricchimento dell’uranio al 20%, che Teheran non vorrebbe sospendere. L’Iran chiede peraltro che la questione delle sanzioni bancarie e petrolifere venga presa in considerazione già nella prima fase di qualsiasi accordo sul nucleare.
«La prima fase comporta la sospensione di ogni passo avanti del loro programma nucleare, in modo da poter garantire una revoca modesta delle sanzioni economiche, mantenendo in piedi l’architettura delle stesse», ha sottolineato da parte sua Obama. «Se nell’arco di sei mesi dovesse emergere una marcia indietro dell’Iran o una sua mancanza di volontà di andare avanti e di completare il lavoro, offrendo rassicurazioni sul fatto che non stanno sviluppando armi nucleari, noi possiamo tornare a fare pressioni», ha chiarito il presidente Usa.Un segnale positivo arriva intanto dall’Aiea: il capo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Yukiya Amano, ha accettato l’invito dell’Iran e sarà a Teheran lunedì. Paolo M. Alfieri