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Iran. A dieci giorni dal voto, Teheran condanna di nuovo Narges Mohammadi

Redazione Esteri martedì 18 giugno 2024

Narges Mohammadi

A dieci giorni dal voto per le presidenziali (dopo la morte di Ebrahim Raisi in un incidente aereo lo scorso 19 maggio), gli ayatollah mostrano la faccia più feroce. L'attivista iraniana per i diritti delle donne Narges Mohammadi, vincitrice del premio Nobel per la Pace 2023 e già incarcerata nel suo Paese, è stata condannata a un anno di carcere per «propaganda contro lo Stato»: lo ha annunciato il suo avvocato, Mostafa Nili. «Secondo il verdetto emesso dalla 29esima sezione del Tribunale rivoluzionario di Teheran, Narges Mohammadi è stata condannata a un anno di reclusione per propaganda contro lo Stato».

Cinquantadue anni, in carcere dal novembre 2021, l'attivista è stata ripetutamente condannata e incarcerata negli ultimi 25 anni per la sua campagna contro il velo obbligatorio per le donne e la pena di morte. L'8 giugno si è rifiutata di partecipare al suo nuovo processo, dopo aver chiesto senza successo che fosse aperto al pubblico. Nili ha spiegato che la sua cliente è stata processata per «i suoi commenti su Dina Ghalibaf (una giornalista e studentessa iraniana che aveva accusato la polizia di violenza sessuale, ndr) e sul boicottaggio delle elezioni parlamentari» tenutesi a marzo in Iran.
A marzo, l’attivista aveva diffuso un messaggio audio dal carcere in cui denunciava una «guerra su larga scala contro le donne» nella Repubblica islamica. Secondo l’avvocato, «le ragioni e gli esempi citati per questa sentenza includono proprio le sue dichiarazioni riguardo Dina Ghalibaf, il suo intervento sul boicottaggio delle elezioni e la lettera ai Parlamenti di Svezia e Norvegia». Ghalibaf ha accusato sui social media la polizia iraniana di averle messo le manette e ha denunciato abusi da parte di un agente dopo esser stata fermata in una stazione della metropolitana.
I sostenitori di Narges Mohamadi denunciano anche come l'attivista abbia subito sei processi negli ultimi tre anni, condannata complessivamente a 13 anni e tre mesi di prigione, 154 frustate, l'esilio e quattro mesi di pulizia delle strade. È stata processata e condannata quattro volte per proteste – evidenziano –- per aver denunciato violenze sessuali e abusi da parte di funzionari governativi.