Il regime. Iran, 14enne muore in ospedale dopo l'arresto perché senza velo
I genitori del giovane Mehdi Mohammad Karami, condannato a morte per le proteste, invocano clemenza in un video appello alle autorità
Uno stillicidio di orrori quotidiani arriva dall'Iran, dove i giovani stanno pagando anche a prezzo della vita le manifestazioni di protesta nei confronti del regime degli ayatollah. Secondo quanto denuncia la ong Center for Human Rights in Iran, che ha sede a New York, una ragazzina di 14 anni sarebbe morta in ospedale a Teheran dopo essere stata arrestata perché si era tolta il velo in classe in segno di protesta. Una vicenda che ricalca da vicino quella di Mahsa Amini, la ventiduenne curda la cui morte pochi giorni dopo l'arresto da parte della polizia morale scatenò, a metà settembre, l'ondata di proteste che oggi scuote l'intero Paese e la cui repressione ha fatto almeno 469 vittime.
Masooumeh, questo il nome dell'adolescente, era stata identificata tramite l'esame delle registrazioni di telecamere di sorveglianza a scuola. Dopo essere stata messa in custodia per il suo gesto di ribellione, era stata trasferita in ospedale, proprio com'era accaduto a Mahsa Amini. Lì i medici hanno rilevato gravi lacerazioni che farebbero supporre uno stupro. Poco dopo è morta. Risulta irrintracciabile la madre della ragazza, che aveva dichiarato di voler rendere pubblica la drammatica sorte della figlia.
Non sono solo le ragazze a pagare il dissenso con la vita. I condannati a morte per le proteste sono maschi. E' il caso di Mehdi Mohammad Karami, i cui genitori hanno rilasciato un video in cui implorano le autorità di risparmiargli la vita. Un gruppo per i diritti umani ritiene che il giovane sia a rischio imminente di esecuzione per il suo coinvolgimento nel movimento di protesta.
L'appello per la vita di Mehdi Mohammad arriva mentre Amnesty International avverte che almeno 26 persone sono a rischio di esecuzione per le manifestazioni anti regime, la più grande sfida per le autorità dalla rivoluzione islamica del 1979 in Iran.
"Sono Mashallah Karami, padre di Mohammad Mehdi Karami", dice il padre nel video diffuso sui social, seduto a gambe incrociate su un tappeto e affiancato dalla moglie. L'uomo descrive suo figlio come un "campione di karate" che ha vinto competizioni nazionali e che è stato membro della squadra nazionale. "Chiedo rispettosamente alla magistratura, vi prego per favore, vi chiedo... di rimuovere la pena di morte dal caso di mio figlio".
Sua moglie, con le braccia conserte come se stesse cullando un bambino, parla poi per chiedere a sua volta la revoca della pena di morte.
Secondo Amnesty international, Karami è una delle cinque persone condannate a morte per l'aggressione mortale a un membro della milizia Basij durante una cerimonia funebre per un manifestante nella città di Karaj vicino a Teheran. La condanna sarebbe stata emessa meno di una settimana "dopo l'inizio di un processo di gruppo iniquo e accelerato, che non aveva alcuna somiglianza con un procedimento giudiziario significativo".
L'età del ragazzo non è stata riferita, ma i rapporti sui canali dei social media pro-protesta suggeriscono che abbia poco più di 20 anni, come i due uomini già giustiziati nelle scorse settimane.
Sulla violentissima repressione delle proteste in Iran, è intervenuto oggi il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: "Quanto sta avvenendo in queste settimane in Iran supera ogni limite e non può, in alcun modo, essere accantonato".