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Il giornalista Troitskij. «È una lotta di liberazione contro un regime»

Giovanni Bensi venerdì 21 febbraio 2014
Che cosa pensano i democratici russi, coloro che a suo tempo hanno protestato contro la rielezione di Vladimir Putin a presidente, della tragedia che si sta compiendo in Ucraina? Trovare i dissidenti moscoviti non è semplice, molti si sono recati a Kiev a sostenere la lotta del popolo ucraino, i loro telefoni suonano a vuoto. Non resta che rivolgersi ai media “non allineati”, in primo luogo alla radio Ekho Moskvy. Il responsabile della redazione Esteri è Artemij Kivovich Troitskij.Che cosa sta succedendo, secondo lei, nella “Repubblica sorella”? È una guerra civile, o un colpo di stato, come afferma il vostro ministro degli Esteri Lavrov?L’ho già detto molte volte che ciò che sta avvenendo in Ucraina non è una guerra civile. È una guerra di cittadini contro un potere degenerato che, naturalmente, viene difeso anche da altri cittadini dell’Ucraina ma che sono in realtà dei gorilla prezzolati, tutti questi «berkut» (falchi, le forze antisommossa) «titushki» (picchiatori) eccetera. Ma una gran parte dei cittadini ucraini sono passivi, non fanno nulla, ma semplicemente, in preda al terrore, guardano ciò che avviene a Kiev. E poi ci sono i cittadini autentici, le persone che vogliono prendere il destino del proprio Paese nelle proprie mani, e togliere il potere ai ladri e ai delinquenti che ora si trovano al potere in Ucraina.Ma si può parlare di una guerra?Quello che sta avvenendo è la repressione di una guerra di liberazione nazionale del popolo ucraino, una repressione condotta con i mezzi più cinici e sporchi.A proposito dei vari «berkut», «titushki» ed altri cittadini ucraini che partecipano alla repressione delle proteste, chiamati ufficialmente «difensori della legalità» e «forze dell’ordine», qual è il suo giudizio?Per me gli agenti delle cosiddette «forze dell’ordine» ucraine combattono contro il proprio popolo invece di difenderlo...Ma eseguendo degli ordini...Si tratta di ordini criminali che vengono impartiti da criminali di Stato. E siano pure i loro superiori. Se gli agenti hanno una coscienza, devono disubbidire a questi ordini. E se essi sono talmente spaventati, o mossi dall’odio e dall’adrenalina per arrivare a schiacciare sull’asfalto i dimostranti, significa che non hanno umanità.C’e una lezione che la Russia democratica può trarre da ciò che succede in Ucraina?La lezione principale per la Russia consiste nel prendere atto di quanto a lungo questi uomini – lo si vede sull’esempio di Janukovich – stiano aggrappati al loro potere. Lo stesso farebbero, in una simile situazione, anche i nostri governanti.I dimostranti in Ucraina chiedono elezioni presidenziali anticipate. Se si faranno, crede che Janukovich dovrebbe temere per il suo potere? Insomma, potrà essere rieletto?Yanukovich non teme le elezioni anticipate in Ucraina. Anzi, proprio adesso che è incominciato il vero incubo, la possibilità di vittoria di Yanukovich alle elezioni anticipate sono addirittura cresciute. E questo solo perché la gente vede le cose spaventose, il sangue. E pensa: «Qualsiasi cosa, ma non questo». Quello che teme Janukovich è la limitazione del suo potere. E come giudica il comportamento dell’Europa, degli Stati Uniti e della Russia?Io credo che la Russia già eserciti la sua influenza. Questa influenza è incominciata con le varie “guerre” del petrolio e del gas, e continua ancora oggi. Già corrono voci che in Ucraina sono arrivati degli “istruttori” russi per aiutare le forze speciali ucraine.E che cosa pensa dell’atteggiamento dell’Occidente?L’Europa e l’America si comportano come sempre, in modo assolutamente vile e senza spina dorsale. Magari negheranno a Janukovich e ai suoi complici i visti. Forse ciò non è male, ma ciò non richiamerà in vita le persone uccise...