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Intervista. L'analista: «È in gioco l’idea di società inclusiva e tollerante»

Stefano Vecchia lunedì 7 aprile 2014
«Questa è un’elezione che chiede di scegliere tra personalità ben definite. La maggior parte degli osservatori sottolinea che sono in discussione la storia e l’eredità di una società inclusiva e tollerante». Netta l’opinione di Shailendra Awale, attivista sociale e analista politico indiano.Qual è la posta in gioco nelle prossime elezioni indiane?Una nuova leadership che toglierà potere ai partiti, costringendoli a cambiare lo stile e le funzioni. Sono in gioco le garanzie democratiche del modello socialista e laico in un Paese dove un misto di economia liberale e aspirazione delle classi medie al benessere materiale hanno scavalcato le aspirazioni sincere di sostenere le masse che cercano dignità e pari opportunità. Dando per scontato che vincerà il Bharatiya Janata Party, il vero dibattito è sullo scenario post-elettorale, sulle nuove alleanze, su quanto il ritorno dell’estrema destra influirà sulla condizione delle minoranze e sulle politiche sociali. Questo e altro potrebbe rendere difficile continuare il dibattito in corso verso una società pluralista e giusta.Quanto censo e ideologia possono influenzare il risultato elettorale e quanto fattori tradizionali come caste, religione e origine territoriale?Tre maggiori attori e un gran numero di satrapi regionali stanno offrendo messaggi diversi e diversi stili. Non differiscono molto sul piano economico, ma cambiano sul piano dei diritti e del benessere. Allargando il loro messaggio per ottenere il maggiore consenso possibile, hanno mescolato amministrazione efficiente con aggressiva identità religiosa (il Bjp); hanno alternato una politica paternalistica con cambiamenti più ampi e a lungo termine (Congresso); hanno gestito la rabbia creata dalla percezione della corruzione e dell’inflazione ma tacciono sulle riforme strutturali a favore dei poveri, proponendosi – loro che provengono dai gruppi privilegiati – come difensori e consulenti dei comuni cittadini (Aam Aadmi).I leader regionali si concentrano sul loro carisma, su collegamenti e connessioni etniche, ma restano in silenzio sulle riforme politiche. In pratica, non saranno mai in stretto rapporto con i sostenitori dei diritti umani, anche se predicano e promettono libertà sociale e laicità. Caste e identità etnica giocheranno un ruolo. Ancora incerto, però, data la disaffezione verso il Congresso. Gli elettori dalit dovrebbero preferire l’Uomo comune a Delhi, ma potrebbero scegliere altrove partiti regionali e, in questo caso, il Bjp ha una sua forza di attrazione.Il Bjp conta sul voto di chi dovrebbe invece opporsi al nazionalismo, al predominio indù e alla discriminazione che sono parte dell’ideologia del partito. Come lo spiega?Il partito si è reso molto visibile utilizzando abilmente i mass media. La politica preferenziale per l’economia di mercato ha tolto spazio al nazionalismo induista che viene ora riservato solo ai seguaci più fedeli. Il nazionalismo e una più ampia identità induista sono fattori unificanti. Dato che tutte le istituzioni sociali e politiche, inclusi i mezzi d’informazione, sono controllate dalle caste superiori, il progetto di induizzazione continua a essere promosso come prioritario per arrivare alla prosperità economica del colosso indiano. Una società tradizionale basata sulle caste fornisce questa aspirazione, mentre i nuovi bramini controllano le casse.