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Intervista. «Il silenzio di un Occidente ostaggio delle alleanze»

Daniele Zappalà martedì 17 marzo 2015
​«In tutto il Medio Oriente, per gli occidentali, il gioco delle alleanze politiche ha avuto il sopravvento sui diritti delle popolazioni». A sottolinearlo è la nota storica franco-tunisina Sophie Bessis, già ai vertici della Federazione internazionale dei diritti umani (Fidh) e ricercatrice all’Iris (Istituto di relazioni internazionali e strategiche) dopo aver insegnato anche alla Sorbona. In Francia, ha appena pubblicato La doppia impasse. L’universale e la sfida dei fondamentalismi religiosi e mercantili (La Découverte).L’appello al governo francese dello storico Jacques Julliard per un intervento all’Onu a favore dei cristiani d’Oriente non ha finora trovato risposta. Eppure, l’hanno firmato gli ex premier Alain Juppé e Michel Rocard, o ancora tanti celebri intellettuali come Claude Lanzmann e Alain Finkielkraut…Temo si tratti dell’ultimo capitolo di un silenzio ormai annoso. Non mi pare che in passato i Paesi occidentali si siano occupati molto dei diritti umani in questa regione. In proposito, le responsabilità della nascita dell’Is sono condivise. Si prenda la Siria, dove si è giunti al quinto anno di guerra civile. Gli occidentali hanno praticamente taciuto davanti alle violenze del regime, così come davanti a quelle di altri attori regionali.Per calcolo geopolitico?Gli alleati occidentali nella regione sono le monarchie del Golfo, a cominciare dall’Arabia Saudita, che è un alleato privilegiato degli Stati Uniti, della Francia e in generale dell’Europa. Ma da decenni, ovvero almeno dalla crisi petrolifera del 1973, queste monarchie sono i principali finanziatori del fondamentalismo islamico. Chi ha denunciato queste alleanze? Davvero nessuno. E ancora oggi, un Paese come la Francia si mostra felice di vendere dei caccia Rafale a un Paese come l’Egitto finanziato dall’Arabia Saudita, o di armare l’esercito libanese con un finanziamento saudita. Dunque, mai gli occidentali hanno denunciato le violazioni massicce e quotidiane dei diritti umani nelle monarchie del Golfo. Mai gli Stati Uniti hanno denunciato le violazioni massicce dei diritti umani perpetrati in Iraq dai loro alleati sciiti. Il silenzio sulle violenze umanitarie in Medio Oriente è di vecchia data.L’appello di Julliard invoca l’Onu. È la strada giusta? La questione siriana si è già rivelata particolarmente complicata in sede Onu. A causa del principio del diritto di veto della Russia, non si potrà mai discutere dell’avvenire siriano al Palazzo di Vetro. Credo che i Paesi occidentali abbiano purtroppo sempre considerato le forze democratiche della regione come entità trascurabili e dunque, secondo i vari interessi, hanno preferito sostenere delle dittature, siano esse oscurantiste come quella saudita o dei sedicenti regimi modernisti com’era quello di Saddam Hussein o come quello siriano di al-Assad.L’Europa volta insomma le spalle alle popolazioni civili, cristiane e non?Proprio così. I primi allarmi partono solo quando si raggiunge un parossismo tragico. Naturalmente, occorre oggi un dispiegamento di mezzi per salvare i cristiani dalla tragedia. Ma sono del tutto convinta che si potranno tutelare queste minoranze solo affrontando per una volta con coraggio il vecchio nodo democratico di fondo di tutta la regione.