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INTERVISTA. Il reporter dissidente Reinaldo Escobar: «Soltanto il tempo ci dirà se è un bluff»

Lucia Capuzzi mercoledì 17 ottobre 2012
«Il diavolo si nasconde nei dettagli. Come il regime». Venti anni esatti di dissidenza e altrettanti di persecuzione non hanno tolto a Reinaldo Escobar la voglia di scherzare. L’ironia è l’arma con cui da sempre reagisce alle contraddizioni del governo cubano. Prima di Fidel e ora di Raúl Castro, il “rivoluzionario dei piccoli passi”, come lo definisce. «Lo so, è una contraddizione di termini, ma descrive perfettamente la sua politica. Raúl vuole accelerare senza mollare il freno». In effetti l’esecutivo è schizofrenico. Appena dieci giorni fa lui e sua moglie – la blogger indipendente Yoani Sánchez – sono stati arrestati per 30 ore mentre si recavano a Bayamo per assistere al processo contro Ángel Carromero. Già oggi, invece, Reinaldo e Yoani potrebbero presentare la richiesta per ottenere il passaporto con cui entrare e uscire dall’isola liberamente. «È sicuramente un passo importante. La cui portata si potrà, però, vedere solo nel tempo». Cerca di restare coi piedi per terra Reinado, 65 anni, dodici in più della Revolución castrista. Escobar è stato a suo tempo un giovane militante nonché un giornalista del quotidiano ufficiale. Sono stati i disastri del regime – sempre più evidenti – a trasformarlo in un disilluso e, poi, in un critico. «Sono solo un reporter – dice –: racconto la realtà».  Per questo, dopo essere stato radiato dall’albo, Escobar ha fondato la rivista digitale Contrasto, all’interno della quale è nata l’avventura della famiglia di blog Desdecuba. Che include anche il famoso Generación Y di Yoani Sánchez. Che cosa non la convince del tutto nella riforma migratoria?Gli articoli 24 e 25 della legge. Il primo dà facoltà allo Stato di vietare il rientro agli esuli cubani che abbiano partecipato ad azioni contro il governo. Cioè che abbiano militato nell’opposizione. Il secondo, invece, consente alle autorità di negare il passaporto quando vi siano ragioni politiche o di sicurezza nazionale. In pratica, la normativa permette a chiunque di viaggiare. A meno che il regime non decida diversamente (ride..)Crede, dunque, che voi dissidenti sarete penalizzati?Diciamo che Yoani sarà il termometro della riforma. Mia moglie ha avuto venti rifiuti a lasciare l’isola in cinque anni. Vediamo se stavolta sarà davvero diverso... Il regime ha fatto della discrezionalità il suo principio guida: a Cuba ci sono molte leggi che le autorità non fanno rispettare. Ad esempio, la nostra chiacchierata è illegale: chi dà informazioni a un giornalista straniero rischia 15 anni di cella. Nessuno la rispetta e nessuno la fa osservare. Sarà così anche per gli articoli 24 e 25?Quando andrete a fare il test? In giornata sicuramente no, ci sarà troppa fila. Di certo entro questa settimana. Che conseguenze potrà avere sull’emigrazione?La parte più interessante della normativa è quella che abolisce la confisca di beni per i cubani che decidano di stabilirsi all’estero. Per la prima volta, il regime riconosce il diritto delle persone a emigrare. Non solo possono stare fuori dall’isola 24 mesi senza perdere la residenza. Possono anche scegliere di vivere lontano da Cuba e conservare i loro beni.La notizia dell’abolizione della “tarjeta blanca” è arrivata proprio nel giorno in cui vari siti Internet avevano annunciato la morte di Fidel Castro. È solo una coincidenza?A lungo si è detto che era proprio Fidel a battersi contro l’abolizione della “tarjeta blanca”. I casi sono due. O non ha più la forza politica per continuare a opporsi o a ha cambiato idea. E conoscendolo, la seconda ipotesi mi sembra difficile...