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INTERVISTA. Il direttore di Family Watch, Socias: «L’Europa, cattiva maestra»

Michela Coricelli sabato 20 ottobre 2012
«Siamo cattivi maestri per l’America Latina. Lo siamo in Europa, ma soprattutto in Spagna. Finché non cambieremo le nostre politiche, sarà difficile convincere i Paesi latinoamericani – che ci osservano con attenzione – a modificare l’attuale trend legislativo». Ignacio Socias è il direttore generale di Family Watch, il think tank della Federazione Internazionale per lo Sviluppo della Famiglia, presente in 65 Paesi di tutto il mondo. In America Latina si susseguono gli strappi legislativi: si guarda ancora al modello spagnolo del precedente governo di Zapatero?Certo, non ho dubbi. La Spagna degli ultimi anni e le sue riforme sono ancora un esempio. Madrid ha un’influenza molto forte sulla regione latinoamericana. Potremmo quasi dire che tutti i dibattiti sociopolitici che si consumano in Spagna, prima o poi si trasferiscono nelle nazioni latinoamericane. Ma non si ascoltano con lo stesso interesse tutte le voci. Anche perché i conservatori spagnoli sono interessati solo a trovare una soluzione per uscire dalla crisi economica.Eppure in Spagna qualcosa sta cambiando. Non c’è un dietrofront in atto sull’aborto?Finora ci sono state solo dichiarazioni. Parole. Ma nessun passo in avanti. È vero, il ministro della Giustizia ha detto che vuole cambiare l’attuale legge sull’aborto – che a mio parere è una norma selvaggia, perché permette la libera interruzione volontaria della gravidanza quasi fino alla fine della gestazione – ma non ha fatto ancora nulla di concreto. La mia impressione è che molti abbiano paura di essere bollati come “conservatori” sui temi etici, in particolare quando si parla di difesa della vita e famiglia. Insomma, se non cambiamo le leggi, il nostro Paese continuerà ad essere un falso modello per i latinoamericani.Cosa sta succedendo in America latina, secondo lei?Mi ha detto una deputata argentina di essere molto sorpresa dalla forza con cui cercano di imporre certi temi, certe riforme: non c’è tempo per il dibattito, c’è solo una gran fretta. È come se questi paesi temessero di perdere il treno della cosiddetta modernità, che poi non è tale. L’Occidente – e in particolare la Spagna – sono l’esempio. Fino a qualche tempo fa nella regione latinoamericana c’erano valori trasversali – a destra e sinistra – indiscussi, soprattutto nella difesa della vita. Ora c’è stata una rottura, ma incredibilmente questi strappi non sono stati neppure anticipati da un dibattito pubblico o fra intellettuali. Ripeto: c’è una gran fretta di legiferare.Senza generalizzare, però: questa tendenza non è identica in tutto il continente…È vero, riguarda soprattutto i paesi più ricchi. Ma probabilmente, in un secondo momento, la questione arriverà anche alle altre nazioni. Ricordiamoci di un indicatore chiave – la natalità – e del calo in America Latina. Sono segnali importanti. È arrivato il momento di spostare il dibattito dall’aborto alla famiglia e alla sua funzione nella società.