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Francia. Sarkozy: scioccato, ma non ho tradito la fiducia

martedì 1 luglio 2014
Rilasciato in piena notte, dopo 15 ore di fermo, Nicolas Sarkozy si è visto notificare l'apertura di un'indagine per reati pesantissimi. Ma senza nessun provvedimento restrittivo della libertà. Il fermo, scattato ieri mattina alle 8, è durato fin quasi alla mezzanotte, ora in cui Sarkozy è stato portato dagli uffici della polizia di Nanterre a quelli del pool finanziario di Parigi. Dopo la notifica dell'apertura dell'inchiesta, Sarkozy è rientrato a casa sulla stessa auto che lo aveva accompagnato ieri a Nanterre. "Sono profondamente scioccato per quello che è successo" ha detto in un'intervista in onda alle 20 su TF1 e Europe 1. "Non chiedo alcun privilegio e se ho commesso degli errori, ne assumerò tutte le conseguenze". "Si sta facendo di tutto per dare di me un'immagine che non è conforme alla verità. Voglio dirlo a chi ci ascolta e a chi ci guarda: non ho mai tradito la loro fiducia". "Mi hanno accusato solo per fini politici".
 
Un ex capo dello Stato francese non si era mai ritrovato in stato di fermo di fronte a una squadra d’inquirenti. Ma ieri mattina, poco prima delle 8, l’ultimo violento scossone alle certezze della politica transalpina si è tradotto nel volto tesissimo di Nicolas Sarkozy, costretto a raggiungere il quartier generale del polo anti-corruzione di Nanterre, in quella stessa banlieue Ovest dove il leader conservatore aveva cominciato a costruire la sua brillante carriera. 
 
L’ex presidente neogollista è giunto a bordo di una berlina scura. E attorno al rifugio degli inquirenti, in serata, le telecamere assiepate continuavano ad attendere. In teoria, il fermo può durare fino a 48 ore, soprattutto nei casi tentacolari come quello che ha fatto piovere su Sarkozy le accuse di concussione e violazione del segreto istruttorio. Assieme al suo principale legale, Thierry Herzog, e a due magistrati della Corte di Cassazione, Gilbert Azibert e Patrick Sassoust, il leader neogollista avrebbe creato un sistema d’allerta destinato a fungere da parafulmine contro le diverse indagini in corso che vedono Sarkozy nel mirino, come quella su un presunto finanziamento occulto dell’ex regime libico di Gheddafi alla campagna presidenziale Ump del 2007.
 
Lo scenario che gli inquirenti cercano di ricostruire, a partire da elementi raccolti anche tramite intercettazioni telefoniche, è particolarmente intricato. L’avvocato penalista Herzog, 58 anni, avrebbe svolto il ruolo d’intermediario fra Sarkozy e Azibert, 67 anni, figura di primissimo piano del mondo giudiziario ed ex direttore della Scuola superiore della Magistratura. Considerato vicino al centrodestra, tanto da aver accettato di dirigere il gabinetto dell’ex ministro neogollista della Giustizia Rachida Dati, Azibert è un amico di lunga data di Herzog. In vista di un possibile posto onorario nel Principato di Monaco, l’alto magistrato del ramo civile della Corte di Cassazione si sarebbe rivolto a un collega più giovane, suo ex subordinato, Patrick Sassoust, 55 anni, che invece opera nel ramo penale ed ha dunque un accesso più agevole ai fascicoli che impensieriscono Sarkozy. I tre presunti complici dell’ex presidente sono stati a loro volta posti tutti in stato di fermo, con un contraccolpo negativo d’immagine anche per la Giustizia francese, già additata in passato più volte per via della separazione istituzionale non sempre impermeabile rispetto all’esecutivo.  
 
A pilotare l’inchiesta sono due donne, i giudici Patricia Simon e Claire Thépaut, quest’ultima già alla guida del Sindacato della magistratura, tradizionalmente considerato di sensibilità politica progressista: un dettaglio che ha contribuito a scatenare ieri una raffica di reazioni polemiche provenienti dal centrodestra. Molti hanno parlato di «meccanismo a orologeria». Alcuni fedelissimi di Sarkozy si sono chiesti perché la convocazione giunga proprio qualche giorno dopo le prime indiscrezioni insistenti su un probabile ritorno dell’ex presidente nell’arena politica, dopo la sconfitta del 2012 contro il socialista François Hollande. Sarkozy vorrebbe tornare alla guida dell’Ump, il partito neogollista che organizzerà in autunno un congresso anticipato di crisi: il “caso Bygmalion”, lo scandalo finanziario che potrebbe presto chiamare in causa lo stesso Sarkozy, ha già obbligato alle dimissioni il segretario Jean-François Copé, suscitando pure la rabbia dei militanti di base.
 
Fino a qualche settimana fa, molti politologi scommettevano sul nome di Sarkozy come unica diga possibile all’ascesa travolgente della leader d’estrema destra Marine Le Pen. Ma adesso, gli orizzonti dell’ex presidente si sono improvvisamente ristretti rispetto ai 3 anni restanti della legislatura. Ognuna delle prossime ore, in effetti, potrebbe rivelarsi decisiva.
Daniele Zappalà