Mondo

Cesvi. Nel mondo fame e carenze alimentari per 2 miliardi di persone. «Ma il cibo c'è»

Annalisa Guglielmino lunedì 13 ottobre 2014
In una favola di Esopo, una tartaruga gareggia con una lepre e taglia il traguardo per prima, perché non perde tempo. “Per sconfiggere la fame nel mondo, bisogna ragionare come la tartaruga”: lo hanno detto gli esperti internazionali chiamati a presentare, oggi a Milano, l'Indice globale della fame, il Global hunger index (GhI), reso noto contemporaneamente in Italia, Francia, Germania, Usa, Inghilterra, Irlanda e Belgio. A pochi mesi dall'Expo sul tema "Nutrire il pianeta" e a un anno dalla scadenza fissata dall'Onu per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo del millennio (2015) l'indice mostra che nonostante i progressi registrati dal 1990 (-39%), 16 Paesi presentano livelli di fame allarmanti o estremamente allarmanti, e che il numero di persone affamate resta troppo alto: 805 milioni di individui. Che diventano 2 miliardi se si contano anche quelli colpiti dalla cosiddetta «fame nascosta», una forma di sottonutrizione che si verifica quando l’assunzione e l’assorbimento di vitamine e minerali/microelementi (come zinco, iodio e ferro) sono troppo bassi per garantire buone condizioni di salute e di sviluppo.

(Somalia, Fulvio ZUbiani)
"Per sconfiggere la fame nascosta in modo sostenibile, è necessario adottare un approccio multisettoriale che includa azioni su agricoltura, salute, acqua e servizi igienico-sanitari, protezione sociale, educazione ed emancipazione femminile” ha detto Giangi Milesi, presidente Cesvi. Che aggiunge un'affermazione solo apparentemente paradossale: il cibo, nel mondo, non manca. Ma non sono le dosi massicce di alimenti introdotti nell'alimentazione di un Paese (si pensi al "riso sovvenzionato" o delle colture ibride in India che stanno soppiantando miglio, legumi e semi da olio, molto più nutrienti, che facevano parte della dieta abituale della popolazione) a risolvere il problema della fame nascosta. I governi devono incentivare lo sviluppo di sementi e cibi nutrienti, e rafforzarne la disponibilità a livello locale. Gli orti domestici o scolastici possono accrescere la disponibilità di frutta e verdura in alcune zone dell'Asia, così come i piccoli allevamenti di polli o pesci. Piccoli passi mirati, ma preziosi. Non serve, insomma, far la parte della lepre.

(Zimbabwe, Roger Lo Guarro) L’impegno di Cesvi (insieme a Concern Worldwide e Welthungerhilfe) mira all’eliminazione dell’insicurezza alimentare e nutrizionale attraverso interventi in grado di promuovere la diversificazione della dieta e rafforzare il sistema di produzione locale e il ruolo della donna. Questi, insieme alla promozione di interventi di salute pubblica, e il cambiamento delle pratiche domestiche per massimizzare l’assunzione di micronutrienti, sono solo alcuni dei modi attraverso cui queste organizzazioni combattono la sottonutrizione nei Paesi in via di sviluppo.