L'inchiesta. India, il segreto dei villaggi senza bambine
L'India continua a mandare segnali discordanti sulla sua realtà che alterna progresso a sconcertanti aree di arretratezza e discriminazione. Tra i problemi che l’accompagnano negli oltre settant’anni all’indipendenza, sicuramente la discriminazione di genere è uno di quelli più persistenti. Le bimbe sono sempre penalizzate e il figlio maschi è, a dir poco, accolto con più calore in famiglia.
Di cronache di abusi e punizioni secondo leggi ancestrali sono piene le cronache, ma in modo crescente l’informazione riguarda anche la selezione di genere che ha come sinonimo l’aborto selettivo. Nessuna bambina sarebbe nata tra aprile giugno in 132 villaggi sparsi su un’area contigua di Uttarkashi, distretto dello Stato montano di Uttarakhand nel settentrione dell’India. Una dato sicuramente problematico, in un’area sui contrafforti dell’Himalaya ricca di luoghi di culto induisti, con una forte impronta patriarcale, che immediatamente richiama alla memoria i dati drammatici della demografia indiana con il forte e crescente sbilanciamento dei sessi a favore dei maschi, con pratiche selettive proibite da lungo tempo ma tuttora assai attive perché richieste e perché favorite dalla miniaturizzazione delle apparecchiature ecografiche facilmente disponibili con l’aiuto di ambulatori mobili.
Per il censimento del 2011 in India vi erano allora 943 femmine ogni 1.000 maschi, un divario tra i più alti al mondo e ancora in crescita nonostante una evoluzione culturale e sociale innegabile. Contrariamente alla Cina, però, dove la politica ufficiale «del figlio unico» ha portato a minori nascite per almeno 300 milioni in oltre un trentennio di piena applicazione finita solo nel 2015, in India il persistere del ruolo subordinato delle donne e della pratica della dote si associa una natalità in calo ma con una forte prevalenza maschile che riduce drasticamente il numero delle culle rosa. Uno studio del 2011 della rivista medica britannica "The Lancet” ha indicato come nel trentennio precedente vi sarebbero stati fino a 12 milioni di aborti di feti femminili. Il caso di Uttarkashi è però complesso, perché la situazione dei villaggi individuati dai mass media e la cui situazione è dibattuta dai media indiani non è generalizzata. Complessivamente sono stati 961 (479 femmine e 468 maschi) i nuovi nati nel trimestre in esame nell’intero distretto, dove alle aree senza bambine se ne alternano altre a preminenza di nascite femminili oppure a sostanziale bilanciamento di neonati maschi e femmine. In buona sostanza una situazione normale, almeno per il contesto indiano.
Resta tuttavia il fatto che in un numero esteso di località, le nascite siano state esclusivamente di maschi (216 nel trimestre). Una situazione che segnala sicuramente un problema e che al momento è un rompicapo per le autorità che per prime parlano di aborto selettivo e che, come ha confermato il procuratore distrettuale Ashish Chahuan, chiama a una cauta attenzione verso la situazione che si «sospetta e certamente legata a infanticidi femminili». «Sento che i resoconti dei media sui villaggi senza ragazze sono stati male interpretati. Inoltre, non c’è abbastanza comprensione del contesto. Abbiamo comunque ordinato un’indagine», ha confermato ancora Chauhan: «Di villaggi coinvolti ce ne sono 82 che mostrano un livello più alto di parti. Quindi cominceremo da quelli».
L’inchiesta coinvolgerà tutti gli ospedali locali e vedrà all’opera 25 investigatori. «Una squadra di funzionari esaminerà la questione per vedere se vi sono stati aborti selettivi o forzati» ha confermato all’emittente pan-araba “Al-Jazeera” Rekha Arya, la signora a capo del ministero per le Donne e il bambini dell’Uttarakhand. Restano anche da riconoscere e sanzionare le ragioni dietro eventuali pratiche selettive. Come ha sottolineato al quotidiano britannico “The Independent” Gopal Singh Rawat, parlamentare del Bharatiya Janata Party e già membro dell’assemblea legislativa dell’Uttarakhand. «Occorre – ha spiegato – stabilire le vere ragioni dietro cifre sconvolgenti in modo di potere attuare iniziative che risolvano questo problema».