Mondo

Asia. India, deriva induista nel Karnataka: fuori dalle liste le minoranze religiose

Stefano Vecchia sabato 25 febbraio 2023

Protesta dei cattolici a Bangalore

Sarebbe un tentativo di confermare il potere della maggioranza attuale nel Parlamento dello Stato del Karnataka, l’esclusione dalle liste elettorali per il voto previsto entro maggio di migliaia di cittadini appartenenti alle minoranze religiose. La denuncia, ripresa da AsiaNews, è stata avanzata «con sgomento» dall’arcidiocesi cattolica di Bengaluru (Bangalore) alla locale Commissione elettorale.
«Da un attento esame e da un'accurata verifica, abbiamo constatato che dalle liste pubblicate nei seggi della circoscrizione di Shivajinagar manca un gran numero di appartenenti alla nostra comunità cristiana», ha segnalato J. A. Kanthraj, addetto alle pubbliche relazioni della diocesi.

Più in specifico, ha scritto Kantharaj, “su un totale di 9.195 nominativi, ne mancano circa 8mila, oltre ai cattolici molti appartenenti alle tribù e caste riconosciute e alla comunità musulmana. È incredibile che su 193 seggi elettorali, 91 siano stati scelti in modo selettivo in base a dove risiedono le minoranze». Il Karnataka, Stato sud-occidentale dell’India la cui capitale Bengaluru è il cuore dell’industria informatica del Paese, ha 65 milioni di abitanti, in maggioranza la religione indù, ma con una consistente minoranza musulmana (otto milioni di fedeli) e cristiana (1,2 milioni), in buona parte eredità di conversioni spontanee dall’induismo per sfuggire alla subordinazione castale.

Al governarlo per il quarto mandato è il Bharatiya Janata, partito del premier Narandra Modi che è in maggioranza anche nel Parlamento federale indiano che non ha mai nascosto la sua natura nazionalista e filo-induista come pure di essere riferimento politico degli estremisti che chiedono un’India per i soli indù.

Negli ultimi anni, oltre a atti intimidatori verso le comunità dei cristiani culminati a fine 2021 dopo l’approvazione della «legge anti-conversione» nello Stato, anche i musulmani denunciano una crescente discriminazione passata dalla sentenza della Corte Suprema che lo scorso anno ha bandito l’hijab, alla campagna contro i cibi halal e a limiti imposti ai commercianti di fede islamica.