In India la strada della lotta
alla violenza contro le donne passa anche dal tragitto di un autobus di Nuova Delhi. Da un mese, ogni mattina alle 6, Saritha Vankadarath sale sul mezzo che percorre la linea 543
e, dal deposito della Delhi Transport Corporation, si avventura in un
traffico caotico e rumoroso in cui risciò, auto e autobus si trovano incolonnati in una giungla cittadina. Ha raccontato la sua storia al
Guardian."Alcuni sono stupiti di vedermi, ma in tanti si
complimentano: guidi bene", racconta la 30enne.
Nella quarta città più pericolosa al mondo per le donne che viaggiano
sui mezzi pubblici, l'impegno di Saritha non è solo lavorativo. Per milioni di donne in tutto il Paese, quell'autobus è la prima tappa di un cammino di libertà e sicurezza. In tante sono confortate dalle parole di Saritha, lei che finora ha
attraversato una vita non facile.Nata in un villaggio a circa 1.500
chilometri da Delhi, in una zona remota dello stato meridionale di
Telangana, ultima di cinque figlie, a 16 anni ha dovuto lasciare la scuola per guidare il risciò a motore di
suo padre, ammalatosi. Così è riuscita a provvedere alle sue cure
e al matrimonio della sorella. Una storia come tante, nell'India delle
immense metropoli che fagocitano i sogni di chi arriva
dalle campagne o dalle piccole città.
Eppure è la
storia di una donna, a suo modo, pioniera. "Se una donna vuole fare
qualcosa, lo può fare" ama ripetere Saritha. Perché "le donne hanno tutte le capacità, la forza e il potere di
fare qualsiasi cosa. Devono solo avere il coraggio".
Quella scelta, assieme a lei,
l'avevano fatta altre sei, leggendo l'annuncio pubblicato dai funzionari
dell'autorità dei trasporti indiana sulle pagine di un quotidiano
locale per cercare autisti di sesso femminile. In cinque soltanto si
sono presentate ai colloqui e, di queste, quattro sono state scartate
alla prova fisica. Alla fine è rimasta solo Saritha che, dopo un mese
di preparazione, era pronta per il debutto nel
traffico di Delhi.