India . Piccoli fuoricasta arsi vivi, la Chiesa protesta
Un atto esecrabile. Così è stata definita, dal segretario dell' Ufficio dei vescovi indiani per i dalit, padre Devasagaya Rai, l' uccisione di due bambini fuoricasta alla periferia di New Delhi. "Come rappresentante dell' Ufficio della Conferenza episcopale per lo sviluppo dei dalit ho partecipato, a fianco di altre associazioni cattoliche, alle manifestazioni della società civile per condannare la violenza ed esprimere solidarietà e sostegno ai dalit", ha detto padre Raj all' agenzia Fides.
Due piccoli arsi vivi. I piccoli, Vaibhav di 2 anni e mezzo e Divya di nove mesi, sono stati arsi vivi nel villaggio di Sunped, alla periferia di New Delhi, da alcuni appartenenti a una casta superiore alla loro che volevano punire i genitori che si erano ribellati all' accusa di aver rubato un cellulare. La madre Rekha era stata rinchiusa, con il padre e i figli, nella casa, poi cosparsa di benzina e incendiata dal potente clan Rajput, ed è ricoverata in ospedale con ustioni sul 70 per cento del corpo.
Padre Raj ha spiegato all' agenzia Fides che l' episodio non è un fatto isolato e che aggressioni di questo tipo avvengono ai danni dei dalit più poveri, vulnerabili e deboli, su tutto il territorio indiano. I dalit vengono colpiti perchè indifesi e, spesso, questi omicidi restano impuniti.
Aumentate le violenze antiparia. La Chiesa cattolica, in India, si batte da sempre per la difesa dei fuoricasta. L' aggressione ha scatenato la rabbia della popolazione della regione, esasperata dai soprusi delle classi più alte, e in mille hanno marciato per chiedere l' arresto dei responsabili. Quattro persone sono state fermate, nove sospetti sono latitanti e otto agenti sono stati sospesi per negligenza.
Secondo gli attivisti, intervistati da AsiaNews, vi sarebbe stato un aumento delle violenze da parte degli esponenti delle caste elevate sugli ultimi degli ultimi, gli appartenenti all' ultimo strato della società indiana, quello dimenticato da tutti.