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Rapporto Csf. India, nel 2014 aggrediti 7.000 cristiani

giovedì 22 gennaio 2015
Cinque cristiani sono stati uccisi, tra cui un bambino di 11 anni, e circa 7 mila sono stati vittima di aggressioni nell'anno che si è appena concluso e che ha visto il ritorno al potere della destra indù. È quanto emerge da un rapporto sulle persecuzioni contro cristiani nel 2014 compilato dall'organizzazione non governativa Catholic Secular Forum (Csf) e presentato ai giornalisti a Mumbai. Dallo studio emerge che circa 300 religiosi hanno subito delle violenze a causa della loro fede. Lo stato centrale del Chhattisgarh, dove c'è una forte comunità tribale convertita al cristianesimo, risulta lo "stato più pericoloso" per la minoranza cristiana. Nel rapporto il Csf è preoccupato per le persecuzioni che sono da mettere in relazione ai numerosi gruppi radicali indù legati al partito del Bhratiya Janata Party (BjP) vincitore delle elezioni di maggio quando ha sconfitto i laici del Congresso. Lo studio rivela inoltre che 273 mila persone appartenenti a minoranze religiose sono state "riconvertite" all'induismo nello Stato dell'Uttar Pradesh nell'ambito di una campagna chiamata "ghar wapasi" ("torna a casa") lanciata dai gruppi dell'estrema destra. I cristiani criticano il silenzio del premier Narendra Modi che non si è mai pronunciato sull'escalation delle violenze, per esempio quando agli inizi di dicembre è stata data alle fiamme una chiesa alla periferia di Nuova Delhi. In una nota i vescovi indiani chiedono al primo ministro Narendra Modi un intervento urgente per fermare la deriva confessionale che sta mettendo a repentaglio l’unità del Paese e la laicità dello Stato sancita dalla Costituzione.