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ISRAELE. Incendio sul Monte Carmelo: 40 morti, centinaia di intossicati

giovedì 2 dicembre 2010
Inferno sul monte Carmelo, nel nord d'Israele, dove un gigantesco rogo divampato fra i boschi ha devastato ieri un'area di 3000 ettari, causando la morte di almeno 40 persone, il ferimento o l'intossicazione di diverse altre, lo sgombero di villaggi e kibbutz e ingenti danni materiali. Un disastro di portata inedita per Israele, costretto a chiedere l'invio di aerei anti-incendio da Paesi stranieri - Italia, Russia, Cipro, Turchia e altri - per far fronte a una situazione rimasta fuori controllo per l'intera giornata dopo i primi allarmi del mattino e deterioratasi ancora nella notte. La strage si è consumata lungo una delle tortuose strade del Carmelo: suggestivo promontorio arricchito da una lussureggiante riserva naturale, affacciato sulla baia di Haifa e dominato da un santuario cattolico fra i più visitati della Terra Santa. Ne sono rimaste vittime decine di guardie penitenziarie che erano a bordo di un bus ribaltatosi mentre si allontanava dalla zona dopo l'evacuazione dei detenuti del vicino carcere di Damon. Il loro destino è stato orrendo: in trappola fra le lamiere, sono stati investiti dalle fiamme. I morti, malgrado le telefonate disperate e i tentativi di aiuto, sono stati alla fine almeno 40, ma si contano pure alcuni feriti gravi e altri più leggeri fra poliziotti e soccorritori. Alcuni feriti o intossicati si lamentano anche nel kibbutz di Givat Wolfson, evacuato come diversi villaggi (in maggioranza drusi) della zona, hotel e strutture carcerarie. La piccola località di Beit Oren appariva ieri sera spettrale e quasi completamente distrutta, in un panorama di case semi-carbonizzate. Mentre l'allerta si è estesa fino a Haifa (dove l'università è stata sgomberata nel pomeriggio) e danni si registrano anche in varie strutture, fattorie e almeno tre kibbutz di medie dimensioni: in uno figurano fra i residenti sei italo-israeliani, rimasti apparentemente incolumi. Le cause dell'incendio restano da accertare, ma non si esclude l'ipotesi del dolo. Secondo fonti di polizia, la pista principale d'indagine si concentra al momento sul probabile legame fra il rogo e un focolaio iniziale acceso in una discarica abusiva. A contribuire al disastro, sono state poi le raffiche di vento e la vegetazione, resa facilmente infiammabile dalla siccità che da mesi flagella la regione, in assenza di  piogge e di una qualunque traccia d'inverno. Il premier Benyamin Netanyahu ha parlato di "una catastrofe senza precedenti" per Israele e ha assicurato il massimo sforzo per i soccorsi, annunciando anche il coinvolgimento dell'esercito. Ma ha ammesso che ci sono "molte lezioni da trarre" dall'accaduto. Le prime polemiche fanno in effetti già rumore. Il presidente americano, Barack Obama, nel corso di un ricevimento alla Casa Bianca per la festività ebraica di Hannukkah, ha dichiarato la situazione di emergenza per Israele, che permette di sbloccare aiuti e sta valutando il tipo di assistenza che potrà offrire.