La mozione. In Francia l'antisemitismo ora divide il Parlamento
Il ministro dell’Interno Christophe Castaner (il primo da sinistra) visita il cimitero di Westhoffen in Alsazia, profanato: simboli nazisti sono stati tracciati su 107 lapidi (Ansa)
Le ricerche recenti lo attestano: il virus dell’antisemitismo continua a propagarsi nelle contrade francesi, obbligando le autorità transalpine a correre ai ripari con nuovi mezzi di lotta. Ma persino gli esiti di questa doverosa azione pubblica possono talora sucitare controversie, come si è visto nelle ultime ore a proposito dell’aspro dibattito, non solo politico, suscitato dal varo di una risoluzione della maggioranza presidenziale di Macron (La République en marche) che vuole includere le critiche delle teorie sioniste e della politica del governo israeliano nel novero dell’antisemitismo.
La risoluzione integra la definizione di antisemitismo proposta dall’Alleanza internazionale per la memoria della Shoah (Ihra), criticata però dal mondo universitario che contesta una presunta “confusione” fra gli atti d’antisemitismo e le opinioni contrarie al sionismo. Promossa dal deputato macroniano Sylvain Maillard, la risoluzione è stata alla fine approvata senza la maggioranza assoluta dei parlamentari all’Assemblée Nationale: 154 deputati favorevoli e 72 contrari, a fronte di 577 poltrone. In primis, del resto, solo un terzo dei deputati della maggioranza aveva firmato la bozza, sullo sfondo di critiche piovute dal mondo intellettuale e associativo, oltre che dall’opposizione.
La mozione ha ricevuto ieri il plauso di Israel Katz, capo della diplomazia israeliana: «Questa decisione conferma la dichiarazione del presidente Macron che l’antisionismo è una formula reinventata dell’antisemitismo». Definendo il testo come «un passo importante nella lotta all’antisemitismo », il ministro israeliano ha pure auspicato «che altri Paesi seguano l’esempio della Francia». In occasione dell’ultima cena annuale del Crif (Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche di Francia), Macron aveva promesso «atti incisivi», sullo sfondo pure di un’accelerazione negli ultimi anni delle partenze di cittadini ebrei francesi verso Israele (Aliyah). Un fenomeno spesso associato dagli studiosi alla recrudescenza dell’antisemitismo in Francia.
Ieri, recandosi presso il cimitero ebraico alsaziano di Westhoffen appena profanato, il ministro dell’Interno Christophe Castaner ha inoltre annunciato la creazione di un «Ufficio nazionale di lotta contro l’odio» per coordinare «l’insieme delle inchieste sugli atti antisemiti, antimusulmani, anticristiani » commessi nel Paese. Secondo gli esperti, l’odio antireligioso può avere moventi sociali e ideologici molto diversi.
Ma nel caso dell’antisemitismo, le preoccupazioni si concentrano in Francia su due tronconi: un antisemitismo di matrice storica, più o meno intriso d’ultranazionalismo, accanto a un’avversione verso la politica recente d’Israele che in casi non marginali può tramutarsi in aperta ostilità verso la cultura ebraica nel suo insieme. E se distinguere tra antisemitismo e antisionismo può essere per qualcuno un “esercizio intellettuale”, è nei fatti che il calderone dell’odio sperimentato sul campo tende a mescolare le due dimensioni. Nasce da qui la scelta dell’Eliseo, fortemente criticata anche da chi riesce a vederla come lesiva della libertà d’espressione.