La fabbrica del terrore sembra non avere limiti. Dopo i numerosi video che ritraggono bambini che partecipano all’assassinio di «traditori e apostati », come nell’anfiteatro romano di Palmira ai danni di soldati di Assad, oppure sulle rive del Tigri contro reclute irachene, e dopo le infinite documentazioni su ragazzini strappati alle loro famiglie per essere inviati nei campi di addestramento, ecco il nuovo scempio dell’Is: un manuale di “Educazione jihadista” destinato ai ragazzi della quarta e quinta elementare. L’exploit, se così si può definire, è stato presentato dall’“ufficio stampa” della provincia di al-Anbar insieme ai testi di storia, geografia e inglese. Pochi giorni fa, il “ministero dell’Istruzione” del sedicente Stato islamico ha invece presentato una trentina di libri destinati alla scuola media e superiore, in particolare relativi all’insegnamento della religione islamica e della grammatica araba. Tra questi ultimi, il manuale di Lingua araba in uso al secondo anno del liceo scientifico. Sulla copertina, un fotomontaggio già pubblicato sulla rivista
Dabiq che ritrae la bandiera dell’Is che sventola in Piazza San Pietro, in Vaticano, accompagnato da una poesia che evoca «i tempi in cui la voce del muezzin risuonava nei templi dei Franchi». Il manuale di “Educazione fisica” ritrae, invece, dei militanti incappucciati e in tuta mimetica che sparano contro un bersaglio invisibile, mentre il testo di “Dottrina islamica” presenta la statua della libertà di New York tagliata a metà su cui sventola lo stendardo nero del Califfato. Addio lampada di Aladino, addio caverna di Alì Baba. Nel Califfato, le uniche fiabe ammesse sono le razzie (
ghazawat) del Profeta e dei suoi compagni contro gli infedeli. Non abbiamo (per ora) tutti gli elementi sul contenuto di questi manuali, ma è evidente che equivalgono ad altrettanti crimini contro l’infanzia perché in questo modo si violentano gli occhi e il cuore di tanti bambini che a quell’età devono ricevere un’istruzione che li renda liberi, anziché condannarli alla violenza e all’odio. Oltre a essere dei crimini contro l’umanità, perché in tal modo si pregiudica il futuro di tutti noi. Non che prima della istituzionalizzazione della materia il prodotto di tale “educazione” fosse ignoto. Lo abbiamo constatato decine di volte, purtroppo, negli ultimi mesi. Chi non ricorda la scena agghiacciante in cui un bambino di dieci anni, in tuta mimetica, spara un colpo di pistola alla nuca di un uomo inginocchiato? Come non rimanere sgomenti quando, tutti i giorni, si vedono bambini assistere, in prima fila, alle crudeli decapitazioni e ad altre esecuzioni messe in atto dall’Is? Emblematica quella scena del documentario “
Grooming Children for Jihad” (Istruire i bambini al jihad) in cui un miliziano dell’Is fa a un bambino di appena sei anni questa domanda assurda: «Cosa vuoi fare da grande, il jihadista o il kamikaze? ». Nello stesso documentario, realizzato da
Vice News a Raqqa, si vedono diversi ragazzi sventolare la bandiera nera dell’Is o confidare davanti alla telecamera che andranno presto in un campo di addestramento. Uno spot postato qualche mese fa sul Web mostrava un ragazzo soldato nelle fila dell’Is. «Una generazione – recitava la didascalia – le cui mani conoscono solo il fucile, i cui occhi solo il sacrificio, le cui orecchie solo il boato delle pallottole». Emblematica anche quella scena in cui si vede un miliziano dell’Is (presumibilmente di un Paese del Golfo) in piazza mentre “istruisce” una decina di bambini siriani raccolti attorno a lui. «Ma gli alauiti sono musulmani?», chiede. E i bambini all’unisono: «No, sono infedeli, kuffar». «E che cosa ha previsto Allah per loro?». «L’eliminazione dalla faccia della terra».