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Reportage. Qui a Kiev si sentono esplosioni. E la gente ha paura che arrivino i russi

Nello Scavo, inviato a Kiev giovedì 24 febbraio 2022

Esercitazioni militari congiunte Mosca-Minsk in Bielorussia al confine con l'Ucraina

E' scattata alle 5 in punto (le 4 del mattino in italia) l'operazione militare ordinata da Mosca sull'Ucraina. Dopo i primi attacchi nelle repubbliche separatiste, dove sono stati colpiti i territori non ancora sotto il controllo dei combattenti filorussi, numerose detonazioni sono state ascoltate a Kiev.

Abbiamo sentito distintamente diverse esplosioni che, nella fase iniziale, hanno centrato alcuni sobborghi della città, in particolare nei pressi dell'aeroporto internazionale. Il presidente Putin ha annunciato "operazioni militari speciali" in Ucraina accusando il governo di Kiev di essere responsabile degli spargimenti di sangue che potranno venire. Le azioni militari sono partite quando si stava riunendo il Consiglio di sicurezza Onu.

La giornata di ieri

Il prologo è avvenuto già nella serata di ieri. Il primo attacco informatico alle infrastrutture governative di Kiev. Due convogli carichi di equipaggiamento militare nell’area di Donetsk arrivati dalla frontiera con la Russia. Trecento mezzi senza insegne, con a bordo i famigerati Spetznaz, avvistati da alcuni giornalisti in direzione di Marinowka, nella regione di Lugansk. Black-out elettrici. Interruzioni nelle comunicazioni nelle Repubbliche separatiste.

E poi, in serata, quella notizia che ha spinto tutto più giù, sull’orlo della guerra. Fonti del Cremlino hanno ufficializzato la «richiesta d’aiuto» (due lettere, pubblicate dalle agenzie russe, datate 22 febbraio) giunta dai leader separatisti contro «l’aggressione» di Kiev. E Mosca, che ha riconosciuto le due Repubbliche, aveva fatto sapere che se fosse arrivato quel genere di appello non si sarebbe tirata indietro. Per irrobustire il pretesto, i filo-russi hanno subito fatto sapere che le forze ucraine stavano «sfondare le linee difensive della Repubblica di Lugansk». È stata la notte più lunga, per Kiev. Con il timore che dalla Bielorussia, distante da Kiev meno di 100 chilometri in linea d’aria, altre colonne potessero prendere la direzione della capitale.

Oggi in tutta l’Ucraina entra in vigore lo stato di emergenza. Il governo ha esortato i suoi cittadini in Russia a lasciare in fretta il Paese, e Mosca ha chiuso l’ambasciata nella capitale dell’Ucraina, ammainando la bandiera. «Prevedere quale potrebbe essere il prossimo passo della Russia o dei separatisti, quali le decisioni personali del presidente russo, non posso dirlo», ha dichiarato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Lo stato di emergenza è stato deciso per un tempo iniziale di 30 giorni. Sono previste limitazioni alla libertà di movimento, il richiamo dei riservisti e il servizio militare obbligatorio, su richiesta delle autorità, per tutti gli uomini in età da combattimento.

Nella capitale, intanto, le unità speciali della Polizia hanno fermato una decina di persone durante una caccia a possibili sabotatori filorussi. Il ministero dell’Interno ha diramato un’allerta per attentati a edifici governativi.

Una guerra di nervi che in poche ore ha fatto sprofondare l’umore della popolazione, finora scettica davanti all’ipotesi di un attacco su Kiev. Recenti immagini satellitari hanno mostrato nuovi schieramenti di truppe e mezzi di terra nella Russia occidentale e almeno 100 veicoli in un piccolo campo di aviazione nel sud della Bielorussia, che confina con l’Ucraina, secondo la società statunitense “Maxar”, specializzata in analisi di immagini ricevute dai satelliti.

Anche l’ambasciata italiana e la Farnesina per tutto il giorno hanno inviato ai connazionali nel Paese messaggi Sms ed email. «Si rammenta l’urgenza di lasciare l’Ucraina con i mezzi commerciali disponibili», si legge. Dalle Repubbliche separatiste sono partiti messaggi alle forze armate ucraine. Il leader dell’entità separatista di Donetsk, Denis Pushilin, ha sollecitato i militari di Kiev a lasciare «volontariamente« il territorio dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk, e ad «abbandonare le armi». Si spara sul terreno e si combatte con l’elettronica. I siti Internet di diversi dipartimenti del governo di Kiev hanno subìto blackout e rallentamenti, mentre anche gli osservatori dell’Osce, incaricati di monitorare la tenuta del cessate il fuoco, hanno denunciato tentativi di sabotaggio ai droni dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa.
Nel Donbass, quest’ultima ha registrato 1.927 violazioni al cessate il fuoco solo martedì, tra cui 1.400 esplosioni. Il maggior numero di colpi è stato sparato nella regione di Lugansk. Nelle stesse ore, «i velivoli senza pilota della missione – informa l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa – hanno riscontrato nuovamente casi di interferenza del segnale Gps, che si valuta siano causati da un probabile disturbo». Per i civili il rischio di restare intrappolati nella morsa dei combattimenti è altissima. Ma nelle due Repubbliche separatiste si registra il dramma di tante famiglie costrette a separarsi fin dai giorni scorsi.

Quasi quattrocento centri di alloggio temporaneo con una capacità totale di 42mila persone sono stati attrezzati in 43 regioni. Altri 149 centri di alloggio temporaneo con una capacità di più di 54mila persone sono tenuti come riserva. Gli uomini non sono stati ammessi all’espatrio verso la “madre Russia”. Restano nelle Repubbliche separatiste e, volenti o nolenti, dovranno contribuire a respingere un eventuale contrattacco ucraino o essere costretti a fare da scudi umani. Il trasferimento degli sfollati forzati prosegue adoperando convogli ferroviari. A Mosca si parla di “profughi”, a Kiev di “deportati”. Solo martedì 21 treni erano previsti in partenza per Kursk, Belgorod, Saratov, Volgograd, e le regioni Voronezh. Altri sei treni sono stati instradati ieri con a bordo 3,6 mila persone dirette nelle regioni di Mosca, Lipetsk, Belgorod, Ryazan e Penza, tutte a oltre mille chilometri di distanza da Rostov. Altri due treni partiranno oggi per la Repubblica di Moldovia e ancora più a Nord, verso Kirov, a circa 1.800 chilometri di distanza, lungo la ferrovia transiberiana. Sul fronte occidentale, in direzione della Polonia, aumenta di frequenza il passaggio di persone in uscita dall’Ucraina. Un attacco su vasta scala potrebbe causare un massiccio afflusso di profughi verso l’Ue.

La gente di Kiev scruta i telefoni cercando notizie. Tutti si guardano intorno. Domandandosi da dove arriveranno gli uomini dell’Armata Russa. E quale delle sette colline assedieranno per prima.