Coronavirus. In Africa i contagi crescono del 54%. Il mondo ha paura e adesso li conta
Prima lasciata senza tamponi e vaccini, poi condannata per le misure restrittive che, con il manifestarsi della variante Omicron, l’hanno isolata dal resto del mondo. Nell’epoca del Covid-19, l’Africa, hanno denunciato ieri Onu e Unione Africana, rischia di essere drammaticamente beffata due volte. L’apartheid sanitario si sta trasformando in un’apartheid dei viaggi, una situazione che mette seriamente a repentaglio la ripresa delle economie già fiaccate del continente nero, dove parallelamente tornano a salire anche i contagi. Pur in un contesto con poca capacità di test e tracciamento, l’Oms da parte sua cerca ora di correre ai ripari, intensificando l’assistenza ai partner e alle autorità locali. «Dobbiamo agire rapidamente e aumentare le misure di rilevamento e prevenzione. I Paesi devono adeguare la loro risposta al Covid-19 e fermare un’ondata di casi perché non si diffonda in tutta l’Africa e non travolga le strutture sanitarie già al limite», ha sottolineato ieri Matshidiso Moeti, direttrice regionale dell’Oms per l’Africa.
La parte meridionale del continente ha registrato un’impennata di contagi, principalmente guidata dal Sudafrica, che è anche uno dei pochissimi Paesi africani a condurre un numero di test sufficiente. Nell’ultima settimana di novembre, il Sudafrica ha registrato un aumento del 311 per cento di nuovi casi, rispetto ai sette giorni precedenti. I casi nel Gauteng, la provincia più popolosa del Paese, sono aumentati del 375 per cento su base settimanale; i ricoveri ospedalieri sono aumentati del 4,2 per cento, i decessi legati al Covid-19 del 28,6%. In generale, in Africa i casi sono aumentati nell’ultima settimana del 54 per cento. Preoccupa la situazione dei vaccini visto che solo il 7,5 per cento della popolazione africana (102 milioni di persone) ha ricevuto due dosi del farmaco anti-Covid, mentre più dell’80 per cento della popolazione continentale non ha ancora ricevuto nemmeno la prima dose. Occorre far presto insomma, anche per evitare di sprecare le dosi arrivate: a rischio, ad esempio è un lotto di 5 milioni di dosi destinate a scadere entro fine anno.
Aumentano intanto i dati in arrivo sulla variante Omicron. Secondo la professoressa Anne von Gottberg, dell’Istituto nazionale sudafricano per la salute pubblica, la Omicron sta diventando dominante in Sudafrica. Mercoledì il Paese ha registrato 8.561 casi, mentre sette giorni prima erano 1.275. Molte persone che hanno anticorpi vengono contagiate di nuovo, ma sembrano avere sintomi lievi: i vaccini, insomma, stanno offrendo buona protezione contro la malattia grave. Gottber ha spiegato che la variante si diffonde più rapidamente di quanto atteso. Rassicurazioni arrivano comunque da John Nkengasong, direttore dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie in Africa (Africa Cdc): «Non c’è bisogno di panico. Non siamo privi di difese – ha detto –. Non siamo preoccupati che la situazione non possa essere gestita».
«Questa sarà la quarta ondata cui faremo fronte come continente», ha spiegato Nkengasong. «Sappiamo come implementare rapidi interventi, sappiamo come fornire quelli che sono necessari». Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, è intervenuto ieri sulle restrizioni adottate da molti Paesi del mondo sugli arrivi dal continente nero. «Esistono strumenti per viaggiare in sicurezza» la premessa di Guterres. «Allora utilizziamoli per evitare di generare, se mi permettete di dire così, un apartheid dei viaggi». Di «segregazione» ha detto anche il presidente della Commissione dell’Unione Africana, Moussa Faki Mahamat, che rispetto alla variante Omicron ha aggiunto: «È emerso che quel tipo di virus esisteva in uno o due Paesi europei ben prima che il Sudafrica facesse le sue rivelazioni». Secondo il presidente della Commissione, l’Unione Africana, l’Onu e l’Oms faranno di tutto per far comprendere che dal punto di vista scientifico le restrizioni agli spostamenti internazionali non sono giustificate e che devono dunque essere revocate.
In Europa, intanto, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) ha annunciato che «Omicron potrebbe causare oltre la metà di tutti i contagi» di Covid nell’Ue entro i prossimi mesi. La mappa della situazione epidemiologica in Europa per quanto riguarda il Covid-19 pubblicata ogni settimana dall’Ecdc certifica che l’Italia è, almeno per ora, in una condizione relativamente migliore rispetto agli altri Paesi europei. Pur non avendo neanche una regione in verde, colore che indica un rischio epidemiologico basso, il nostro Paese conta 7 regioni su 20 in giallo. L’unica altra regione, in tutta Europa, ad essere ancora gialla è l’Estremadura, in Spagna. Tutto il resto d’Europa è rosso o rosso scuro.