La controversa barriera “virtuale” fra Usa e Messico costa troppo e non tiene fuori i clandestini. Washington la eliminerà. Quattro anni di lavori e un miliardo di dollari dei contribuenti hanno coperto solo 85 chilometri degli oltre tremila che separano il Sud dal sogno americano e neanche in modo efficace: il dipartimento per la Sicurezza interna Usa stacca dunque la spina dal progetto voluto da George Bush e appaltato alla Boeing. E torna indietro.A pattugliare il confine fra l’Arizona e il Messico d’ora in avanti saranno mezzi più tradizionali e meno costosi, anche se tecnologicamente avanzati. Il ministero metterà in campo più frequenti e regolari sorvoli dell’area, sia da parte di agenti di frontiera che di droni telecomandati, sistemi di rilevazione di temperatura al suolo per individuare il movimento di gruppi di persone, e, semplicemente, più personale di confine. Barack Obama lo scorso anno, quando cominciarono ad emergere con forza i dubbi sull’effettiva fattibilità del nuovo “muro”, aveva infatti assunto 1.500 guardie, fornendo all’Arizona anche una manciata di nuovi posti di lavoro. Di recente, il presidente americano ha, inoltre, trasferito 1.200 uomini della Guardia nazionale lungo il confine meridionale, quello più “battuto” dai migranti irregolari e dai trafficanti di droga per entrare negli Stati Uniti.La Boeing fin dall’inizio aveva invece proposto un sistema integrato di telecamere, radar e sensori di movimento montati su una serie di torri da costruirsi lungo il confine. Ma gli intoppi negli ultimi anni sono stati tanti che anche gli 85 chilometri teoricamente monitorati dal sistema SBInet, come è chiamato, si sono rivelati “porosi”. La “cortina virtuale” proposta dalla Boeing – per una spesa totale di quasi 7 miliardi di dollari – doveva integrarsi con il muro fisico costruito al confine meridionale degli Stati Uniti e voluto sempre da George W. Bush. Di quella barriera, che ha suscitato polemiche sia negli Usa che in Messico, sono stati finora eretti oltre mille chilometri, non continuativi, dalla California all’Arizona al Texas.Janet Napolitano, ministro della Sicurezza nazionale, ha archiviato il fallimento della barriera virtuale dichiarando che, per la tutela dei confini, non c’è una «soluzione a tagliaunica per tutte le situazioni e che un certo livello di sperimentazione è necessario». Ma ha, poi, di fatto dato ragione ai critici della Boeing che da mesi chiedono la cancellazione del progetto. «Il nuovo metodo rappresenta una soluzione che fornisce un maggiore equilibrio fra costi e prestazioni», ha infatti concluso la Napolitano, che è stata anche governatore dell’Arizona. Il nuovo approccio, che coniuga tecnologia esistente a una maggiore presenza di pattuglie, costerà 750 milioni di dollari per coprire l’intera linea di confine con il Messico.La mossa dell’Amministrazione Obama si inserisce in un più ampio dibattito sull’immigrazione. La capacità del governo Usa di controllare la sua frontiera meridionale è considerato infatti il punto di partenza della riforma dell’immigrazione che Obama spera di avviare con il Congresso quest’anno. I repubblicani hanno finora opposto le proposte dell’Amministrazione sostenendo fra l’altro che non assicurano una chiusura efficace dei confini dall’ingresso di irregolari. Se l’Amministrazione Obama vuole avere speranza di far passare qualsiasi forma di legge che permetta l’uscita dall’ombra degli 11 milioni di immigrati senza permesso di soggiorno, deve prima garantire che non permetterà a una nuova ondata di messicani e centroamericani – dato che il Messico è il punto di passaggio per i migranti di tutto il Continente – di trarre vantaggio della nuova legge.