Terremoto. Un inviato di papa Francesco in Siria e Turchia. Le vittime salite a 42mila
Al lavoro tra le macerie
Ancora vita, che resiste tenace fra le macerie, a dieci giorni dalla scossa di magnitudo 7.8 del 6 febbraio: Aleyna Olmaz, 17 anni, è stata strappata alla morte 248 ore dopo il sisma nella provincia turca di Kahramanmaras. La ragazza si va ad aggiungere agli 8mila estratti vivi in Turchia, anche se di ora in ora si affievolisce la speranza di trovare superstiti.
In segno di vicinanza verso popolazioni così duramente colpite papa Francesco ha inviato in Siria e in Turchia – da oggi fino al 21 febbraio. – l’arcivescovo Claudio Gugerotti. Il prefetto del dicastero per le Chiese Orientali incontrerà i vescovi e gli operatori della Caritas e le altre agenzie impegnate negli aiuti ad Aleppo, lunedì a Damasco visiterà i patriarchi e vescovi residenti nella capitale e martedì 21 a Istanbul i vescovi della Turchia e i direttori degli uffici Caritas.
Prosegue intanto il censimento dei danni: in Turchia sono almeno 50mila i palazzi crollati o che devono essere demoliti con urgenza mentre sono quasi 400mila i palazzi che le autorità di Ankara hanno già ispezionato dopo il sisma. Questo il bilancio per le strutture, anche se è l’emergenza umanitaria dei sopravvissuti la prima sfida: ieri il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha infatti lanciato un appello per un miliardo di dollari di aiuti per la popolazione della Turchia.
Grave preoccupazione, in particolare, per i tanti minori rimasti orfani durante il terremoto, ora esposti ad ogni sorta di pericolo: emblematica la vicenda della piccola Aya – nome che in arabo significa miracolo – trovata viva tra le macerie nel Nord-Ovest della Siria, ancora attaccata al cordone ombelicale della madre. Una storia che ha commosso il mondo, con migliaia di richieste di adozione giunte all’ospedale in cui è stata ricoverata. La neonata sarebbe ora scampata a un tentativo di rapimento e per questo motivo i sanitari dell'ospedale di Afrin hanno deciso di trasferirla subito «in un luogo sicuro».
Continua a salire, anche se più lentamente, il bilancio delle vittime del sisma: sono ormai 36.187 i morti secondo la protezione civile turca a cui vanno sommati i morti in Siria, almeno 6 mila secondo gli ultimi dati. In totale più di 42mila le vittime. Fra queste anche l’italiano Angelo Zen: l’orafo veneziano il 6 febbraio si trovava per lavoro a Kahramanmaras, il capoluogo più vicino all’epicentro. Il corpo è stato individuato da una unità cinofila del soccorso alpino della Guardia di finanza.
Sempre molto critica la situazione in Siria. Nella maternità supportata da Medici Senza Frontiere (Msf) a Maré, centro nel governatorato di Aleppo, sono sei neonati, venuti al mondo. Il reparto, riferisce Msf, in un reparto che in 12 ore è stato riallestito in un luogo sicuro. Intanto è salito a 7.600 il numero di feriti assistiti in diverse strutture sanitarie sostenute da Msf nei governatorati di Aleppo e Idlib mentre circa 1.000 le persone arrivate già morte in ospedale. Proseguono pure le scosse di assestamento in tutto il Paese: due molto forti e consecutive sono state registrate a Latakia, sul Mediterraneo, provocando il crollo di un edificio che era già stato evacuato.
Intanto il terremoto rende sempre più poroso il travagliato confine tra Siria e Turchia. Altri 22 camion di aiuti umanitari hanno attraversato il valico frontaliero di Bab al Hawa. Secondo l’Onu sono in tutto 117 i Tir umanitari che le varie agenzie delle Nazioni Unite hanno portato nel Nord-Ovest della Siria. Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, finora sono entrati dalla Turchia alla Siria nord-occidentale 413 camion. E sono 1.700 le salme di siriani morti in Turchia e rientrati in Siria anche se le stime indicano in più di 6mila i morti siriani in Turchia.
Infine secondo i media arabi migliaia di siriani, da anni profughi in Turchia, stanno rientrando nel Nord-Ovest della Siria. Le autorità turche, secondo la stampa araba, avrebbero concesso un permesso ai siriani residenti in Turchia di massimo sei mesi, prima di poter far ritorno nel territorio turco. La notizia non è stata confermata dalle istituzioni turche.
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