La crisi nel Golfo. Il Qatar non si arrende ai «vicini»
Lo skyline di Doha (Ansa)
Nonostante l’isolamento regionale, il Qatar non si arrende. Doha respingerà la lista delle 13 richieste formulate da Arabia Saudita, Emirati, Bahrain ed Egitto per riprendere i rapporti diplomatici con il piccolo emirato “ribelle”, additato dai vicini come «sponsor del terrorismo» e sottoposto, dall’inizio di giugno, a sanzioni diplomatiche e commerciali: una sorta di ultimatum che scade lunedì 3 luglio. Lo ha detto il ministro degli Esteri del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, ieri in visita a Roma, dove ha tenuto una conferenza stampa sull’evoluzione della crisi diplomatica in corso nel Golfo.
«Una violazione della nostra sovranità»
Si tratta di richieste «contrarie al diritto internazionale e di una violazione della sovranità del Qatar», ha spiegato il ministro, sottolineando che «vanno contro la libertà espressione e vogliono imporre un sistema che va contro il Qatar». Il capo della diplomazia qatariota ha sottolineato di volere «un rapporto costruttivo con il Kuwait, che, con il sostegno degli Usa, sta svolgendo un ruolo di mediatore».
"Siamo disponibili ad avviare un dialogo nelle giuste condizioni", ha detto l'esponente del Qatar, precisando però che Doha non intende chiudere la base militare turca sul suo territorio né interrompere le trasmissioni dell'emittente al-Jazeera, come richiesto dai Paesi alleati dei sauditi. Al-Thani ha poi respinto le accuse di finanziare il terrorismo, dicendo che il Qatar è "in fondo" alla lista dei finanziatori degli estremisti.
Un tentativo di mediazione lo sta facendo pure il presidente russo Vladimir Putin, che ieri ha telefonato all’emiro del Qatar, Sheikh Tamim bin Hamad al-Thani. La crisi è iniziata dopo la visita del presidente Usa Donald Trump in Arabia Saudita. Il tycoon ha “incoraggiato” Riad a mettere nel mirino il terrorismo, e l’Iran. Il Qatar è appunto considerato “colpevole” di aver sempre mantenuto un atteggiamento dialogante con Teheran.