Mondo

Studio. È dalla fine della Seconda Guerra Mondiale che non c'erano così tanti conflitti

Massimo Calvi lunedì 10 giugno 2024

Soldati su un carrarmato dell'esercito dell'Etiopia

Il 2023 è stato un anno "rovente" per le guerre nel mondo in cui sono coinvolti degli Stati: con una cifra record di 59 conflitti censiti lo scorso anno è risultato il più cruento dal 1946, di fatto dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Inoltre gli ultimi tre anni sembrano essere stati i più violenti da un trentennio, cioè dalla fine della Guerra Fredda, se si guarda al numero di vittime: 122.000.

L’analisi fornita dal Peace Research Institute di Oslo (Prio) è la fotografia esatta di cosa intenda Papa Francesco quando parla di «Guerra Mondiale a pezzi». L’unica notizia positiva riguarda il numero di Paesi coinvolti in conflitti, che è sceso da 39 a 34, ma è una consolazione piuttosto amara.

«La violenza nel mondo ha raggiunto il livello più alto dalla fine della Guerra Fredda. I dati indicano che il panorama dei conflitti è diventato sempre più complesso, con un numero crescente di attori coinvolti all'interno dei singoli paesi», ha dichiarato Siri Aas Rustad, ricercatrice presso il Prio e autrice principale del rapporto Prio's Conflict Trends: A Global Overview Report.

Il rapporto offre un’analisi delle tendenze globali dei conflitti dal 1946 al 2023, fornendo ai politici e agli operatori strumenti per comprendere meglio i contesti in cui operano. Il documento utilizza dati raccolti annualmente dall'Uppsala Conflict Data Program dell'Università di Uppsala.

«L'aumento dei conflitti statali può essere in parte attribuito alla diffusione dello Stato Islamico in Asia, Africa e Medio Oriente, così come al crescente coinvolgimento di altri attori non statali, come il gruppo Jama'at Nusrat al-Islam wal-Muslimin», ha affermato Rustad. «Questa situazione rende sempre più difficile per le agenzie umanitarie e le organizzazioni della società civile orientarsi nel panorama dei conflitti e migliorare la vita della popolazione».

I dati mostrano anche che, sebbene il numero di vittime di guerra sia diminuito lo scorso anno, negli ultimi tre anni si sono verificati più decessi legati ai conflitti che in qualsiasi altro periodo degli ultimi tre decenni. L'aumento drammatico delle vittime è attribuibile a tre conflitti principali: la guerra civile nella regione del Tigrai, in Etiopia, l’invasione russa dell’Ucraina e i bombardamenti su Gaza. Nel 2023 ci sono state 122.000 vittime di guerra, con oltre 71.000 morti in Ucraina e circa 23.000 a Gaza in meno di tre mesi.

L’Africa è ancora la regione con il maggior numero di conflitti a livello statale ogni anno, 28, seguita dall'Asia con 17, dal Medio Oriente con 10, dall'Europa con 3 e dalle Americhe con 1. Il numero dei conflitti in Africa è quasi raddoppiato rispetto a dieci anni fa (erano stati 15 nel 2013). Negli ultimi tre anni, in Africa si sono avuti più di 330.000 morti legati alla guerra.

Il continuo calo dei conflitti in Medio Oriente si è invertito, passando da otto a dieci tra il 2022 e il 2023. Nel 2022, il Medio Oriente ha registrato poco più di 5.000 decessi legati ai combattimenti, il numero più basso dal 2011. Tuttavia, nel 2023, il numero è salito nuovamente a quasi 26.000, con quasi 23.000 di questi decessi registrati in Israele e Palestina. Ciò indica che, sebbene la violenza in Medio Oriente persista, ora è trainata da conflitti diversi rispetto al passato.

«I dati del Medio Oriente lasciano sperare che la violenza estrema e i conflitti complessi come quelli in Siria possano diminuire. Tuttavia, è preoccupante che emergano sempre più spesso nuovi conflitti estremamente violenti», ha aggiunto Rustad.