Parigi. Il «No» del Senato: l’aborto non entra nella Costituzione francese
Il tema dell’aborto torna a dividere la politica francese, dopo la promessa del presidente Emmanuel Macron d’inserire il «diritto all’aborto» fra quelli tutelati dalla Costituzione, dunque nel novero ristretto delle libertà fondamentali su cui regge il sistema istituzionale.
Il controverso approccio dell’Eliseo si è appena scontrato con un secco «no»» al Senato, la Camera alta del Parlamento dove il partito presidenziale è minoritario, per via della solida maggioranza detenuta dal centrodestra a trazione neogollista.
Così, ieri, con 172 voti contrari e 139 favorevoli, i senatori hanno respinto la proposta. Per il centrodestra, l’aborto non è oggi minacciato nel Paese e dunque la posizione dell’Eliseo ha un sapore molto ideologico. Fra l’altro, alcuni senatori, come la neogollista Agnès Canayer, rimproverano all’esecutivo d’importare in Francia «un dibattito legato alla cultura americana».
Dichiarando da tempo di sostenere la proposta, Macron intende creare così una passerella con i partiti di sinistra. In quest’ottica, come ha spiegato il Guardasigilli Eric Dupond-Moretti, «il governo sosterrà ciascuna delle numerose iniziative parlamentari in materia». Anche quando provengono dai banchi dell’opposizione, proprio come la proposta votata ieri al Senato, scritta da Mélanie Vogel, senatrice dei Verdi eletta dai francesi residenti all’estero. Questo genere di votazioni “nomale” viene additato come la prova del carattere strumentale della decisione presa da Macron. Non godendo della maggioranza assoluta dei deputati all’Assemblea Nazionale, il presidente è in effetti tentato più che mai d’inviare «segnali d’intesa» e convergenza pure a certi partiti a lui ostili considerati comunque parzialmente compatibili con il macronismo, compresi i Verdi. Altre due proposte di legge simili verranno discusse in Parlamento il mese prossimo.