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Premio. La scuola per le ragazze emarginate: è Sister Zeph la prof migliore del mondo

Daniele Zappalà, Parigi giovedì 9 novembre 2023

Sister Zeph, l'insegnante più brava del mondo

Nelle aree più svantaggiate del mondo, o in congiunture ostili particolari come la pandemia da Covid, essere insegnanti può rasentare l’eroismo. Ma ogni anno, per uno di questi arditi, giunge un riconoscimento del valore di 1 milione di dollari, il Global teacher prize, finanziato dalla Varkey Foundation, organismo filantropico creato nel 2010 dall’imprenditore indiano Sunny Varkey e partner dell’Unesco.

Proprio a Parigi, presso l’agenzia dell’Onu specializzata anche nell’educazione e che ha appena aperto la propria conferenza generale, si è tenuta la cerimonia di premiazione del riconoscimento, andato quest’anno a una donna, l’insegnante pachistana Sister Zeph.

Nella provincia nordorientale del Punjab, la sua storia comincia drammaticamente in classe, all’insegna della violenza misogina: alunna, fu picchiata e umiliata davanti ai compagni, dovendo così lasciare la propria scuola. Ma quell’esperienza traumatica, nella coscienza della ragazza, si è trasformata in una molla interiore per realizzare ciò che altri avrebbero considerato impossibile.

A soli 13 anni, Sister Zeph decide di creare una sorta di scuola informale, nel cortile di casa, per le ragazzine emarginate. Recluta così allieve bussando semplicemente al vicinato. Gratuita, la scuola è finanziata dalla stessa ragazza, divenuta una baby-lavoratrice dalle giornate interminabili, scandite in tre sequenze: 8 ore di lavoro, 4 ore d’insegnamento e altre 4 ore notturne per formarsi da autodidatta, ascoltando trasmissioni radiofoniche in inglese, o leggendo i giornali disponibili. Un’esperienza pionieristica in un contesto estremamente ostile all’istruzione al femminile.

Ma l’abnegazione e la perseveranza dell’educatrice hanno pagato: dopo 26 anni d’insegnamento, l’ex alunna umiliata è ormai una conferenziera molto ascoltata e una figura ispiratrice. Anche perché Sister Zeph non si è lasciata intimorire dagli estremisti che nel 2006 la attaccarono proprio per il fatto d’insegnare a delle ragazzine. Un assalto che la costrinse ad allontanarsi per 6 mesi dal villaggio, assieme ai propri cari.

Fra i meriti dell’educatrice, pure la capacità di avvalersi di Internet come strumento pedagogico. Fra le sue ‘ricompense’, innanzitutto quella d’aver visto molte ex allieve compiere percorsi universitari impensabili senza l’iniziale spinta ricevuta al villaggio.

Oggi, attraverso la propria fondazione, denominata Zwee, l’insegnante pluripremiata ha potuto creare una scuola vera e propria che istruisce gratuitamente oltre 200 ragazzine di famiglie povere, dando pure lavoro a 26 persone. «Finché vivrò, insegnerò», dice spesso la vincitrice del Global teacher prize, impegnata su molti fronti, compreso il dialogo interreligioso.

Talora molto toccanti anche le storie di abnegazione ed ‘eroismo’ pedagogico degli altri 9 finalisti giunti all’Unesco per la cerimonia, provenienti da Ucraina, Regno Unito, Francia, Ghana, Sudafrica, India, Cile, Stati Uniti e Canada.