Gaza. Le strategie dell'intelligence israeliana per stanare i capi di Hamas
Il leader di Hamas, Yehya al-Sinwar
Il premier Netanyahu è stato chiaro: «Ogni membro di Hamas è un uomo morto». In cima alla lista dei ricercati ci sono le due menti del 7 ottobre: Mohammed Deif e Yahya Sinwar. Deif è l’obiettivo numero uno, l’asso di cuori dello stato maggiore di Hamas, da eliminare a tutti i costi. Anche il dipartimento di Stato lo include nella lista di terroristi internazionali. L’uomo è un vero enigma, sfuggente. «È già scampato a sei tentativi di omicidio», ricorda Alain Rodier, del Centro francese di ricerca sull’intelligence. Se lui e Sinwar si trovano ancora a Gaza, si saranno trincerati verosimilmente nel sud della Striscia, forse a Khan Younis, costretti come Saddam Hussein a vivere alla macchia.
Con il dittatore iracheno, i due condividono probabilmente il destino, segnato, perché, per scovarli, Israele ha sguinzagliato il meglio dell’apparato d’intelligence e di sorveglianza. Partiamo dai dati verosimili: è difficile che Deif e Sinwar vivano in superficie; troppo pericoloso; si nasconderebbero in uno dei tanti bunker del labirinto sotterraneo di Hamas e si farebbero scudo con gli ostaggi, come sospettano gli esperti della sicurezza israeliana. Se riesce loro ancora, forse si spostano, a mano a mano che il cappio si stringe. I mistaravim (le squadre antiterrorismo che agiscono sotto copertura) sono sulle loro tracce, insieme agli 007 della Nili e ai commando della Sayeret. Cercano indizi, vecchi nascondigli, computer e telefoni portatili, da cui ricavare intelligence preziosa.
Gli analisti cibernetici dell’unità 8200 intercettano ogni comunicazione. Dalla base di Urim, possono sorvegliare le telefonate, le email e le trasmissioni amiche e nemiche in tutto il Medioriente e oltre. Difficile però che i “ricercati numero uno” usino la tecnologia: se ancora ne mandano, i loro messaggi seguirebbero lo stile mafioso, scritti su foglietti di carta. E c’è pure un altro ostacolo: le reti telefoniche sotterranee di Hamas sono analogiche, a prova di intercettazione, come i pizzini. Qualcuno collegato ai leader potrebbe però commettere leggerezze, tradendo dettagli utili alla caccia, a cui partecipano anche i jet Gulfstream. L’analisi dei metadati è velocizzata dai sistemi di intelligenza artificiale, mai così determinanti come nella guerra attuale, perché forieri di una mole impressionante e rapidissima di obiettivi.
Alcune della carte da gioco distribuite ai soldati israeliani dell'Idf a Gaza. Ogni mazzo contiene 52 immagini di figure di spicco di Hamas - Ansa
Tutto concorre nella caccia a Deif e Sinwar: la human intelligence, le fonti aperte, le immagini satellitari e l’armamentario completo dell’intelligence. Israele dispone di tanti occhi preziosi, segnalati da Forbes: i satelliti radar Tecsar-1 ed Erosar 1 possono rilevare variazioni minimali nella superficie terrestre, fornendo indizi indiretti di costruzioni sotterranee. Saranno i sensori del cielo a fornire piste sull’imboccatura del tunnel giusto, probabile nascondiglio dei due super-ricercati? O forse i radar sismici e quelli terrestri, che penetrano con le onde nel sottosuolo, aggiungendo dettagli al puzzle? I soldati di Tsahal stanno scovando molti tunnel, forzati e distrutti dai commando del genio. Prima o poi salterà fuori anche il rifugio dei leader terroristici, perché Israele è determinata a eliminarli. La loro uccisione sarebbe un successo enorme per Netanyahu; fiaccherebbe Hamas ma, come avverte il Rusi britannico, è da ritenere che i terroristi abbiano previsto piani di contingenza, con misure suppletive urgenti «in caso di decesso dei leader». Purtroppo non esiste formula magica per tabula rasa degli insorti, a meno che Israele non adotti misure drastiche: inondare i tunnel di Hamas, attuando un piano di cui riferisce il Wsj.