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Demografia. A corto di soldati il Giappone punta su droni e Intelligenza artificiale

Luca Miele venerdì 30 agosto 2024

Personale delle Forze di autodifesa giapponesi sulla rampa di un aereo Lockheed C-130H Hercules

Ci hanno provato in tutti i modi. Prima allentando alcune “rigidità” della vita militare, consentendo, ad esempio, alle reclute di non portare i capelli corti. Poi cercando di attirare e reclutare più donne, la cui presenza nell’esercito è ancora inferiore al dieci per cento. Alla fine il Giappone si è dovuto arrendere dinanzi a quella che la Reuters definisce «la peggiore campagna di reclutamento annuale di sempre» delle Forze di autodifesa nipponiche. Nell'anno fino al 31 marzo, Tokyo ha arruolato poco meno di 10mila uomini, la metà dell’obiettivo che si era prefissata. Dinanzi a un esercito che si “assottiglia” – oggi sono circa 250mila gli effettivi nel Paese, la Cina per fare un confronto ne schiera due milioni – Tokyo vuole virare verso nuove forme di organizzazione della difesa, per ovviare alla carenza di “manodopera”, un effetto lungo (e drammatico) di una crisi demografica che non sembra destinata ad allentare la sua presa sul Paese. Come riporta l’agenzia Kyodo, «il numero di bambini nati è sceso del 5,7 percento nel periodo gennaio-giugno rispetto all’anno precedente, raggiungendo il minimo storico di 350.074».

Una “caduta” che obbliga al cambiamento. «Mentre aumentiamo la nostra forza difensiva, dobbiamo costruire un’organizzazione in grado di combattere in nuovi modi», hanno fatto sapere dal ministero della Difesa. Tradotto: Tokyo pensa a massicce iniezioni di Intelligenza artificiale per sopperire alla mancanza di uomini, con lo stanziamento di 18 miliardi di yen per un sistema di sorveglianza per la sicurezza delle basi militari. Non solo: il Paese acquisterà anche più droni senza pilota e ordinerà tre navi da guerra di difesa aerea altamente automatizzate per 314 miliardi di yen che richiedono solo 90 marinai, meno della metà dell'equipaggio delle navi attuali. Il tutto nel quadro dell’ennesimo boom della spesa militare.

Come riporta il Japan Times, l’obiettivo è la quota record di 8,5 trilioni di yen (59 miliardi di dollari): «La richiesta di budget, con un aumento di circa il 10% rispetto al record di 7,7 trilioni di yen dell'anno scorso, è la terza di un piano di spesa quinquennale di circa 43 trilioni, poiché il Giappone mira a spendere il 2% del suo prodotto interno lordo per la difesa entro il 2027». Per la prima volta, la richiesta di bilancio include anche 323 miliardi di yen destinati allo sviluppo di una «costellazione satellitare», in grado sia di rilevare e tracciare missili ipersonici sia di raccogliere informazioni su possibili obiettivi in modo da pianificare una “risposta”. Secondo James Schoff, esperto di difesa presso la Sasakawa Peace Foundation Usa, il nuovo budget per la difesa «dovrebbe aiutare a rafforzare la deterrenza in modo che gli altri soggetti non siano tentati a usare la forza per risolvere una disputa con il Giappone o i suoi stretti amici».

I riferimenti, neanche troppo velati sono alla Cina. Lo scenario ucraino ha finito per alimentare, poi, nuove paure. Nel suo ultimo libro bianco sulla difesa, pubblicato il mese scorso, Tokyo ha avvertito che la possibilità di una «situazione seria», simile all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, potrebbe replicarsi nell’Asia orientale. La Corea del Nord e il dossier, insomma, Taiwan preoccupano. Ma una deterrenza che passi solo per il riamo, alla fine, potrebbe essere contro producente.