Siria. La lettera-testamento di Lorenzo, ucciso dal Daesh: «Non ho rimpianti»
Lorenzo Orsetti in una foto dal suo profilo Facebook (via Ansa)
Lo Stato islamico (Daesh) ha annunciato di aver ucciso un "crociato" italiano durante la battaglia a Baghuz, località della Siria nordorientale teatro dello scontro tra l'organizzazione jihadista e le Forze democratiche siriane (Fds), alleanza curdo-araba sostenuta dagli Stati Uniti.
In una serie di immagini diffuse online e 'firmate' al-Barakah, l'area della Siria orientale che era sotto il controllo del Daesh, la formazione jihadista pubblica alcuni documenti che sostiene appartengano all'uomo ucciso, Lorenzo Orsetti, 33enne di Firenze. Si tratta di una tessera sanitaria e di una carta di credito. Il Daesh pubblica anche una foto, in bianco e nero, che ritrae l'uomo senza vita. Negli ultimi tempi numerosi volontari stranieri si sono uniti alle Forze filo curde per combattere i soldati del Califfato.
Lorenzo poche settimana fa aveva raccontato la sua esperienza di guerra ad Avvenire. QUI L'INTERVISTA
"Sono morto facendo quello che ritenevo giusto"
«Se state leggendo questo messaggio è segno che non sono più a questo mondo. Beh, non rattristatevi più di tanto, mi sta bene così»; è questo l'ultimo messaggio di Lorenzo. «Non ho rimpianti, sono morto facendo quello che ritenevo giusto, difendendo i più deboli e rimanendo fedele ai miei ideali di giustizia, eguaglianza e libertà - scrive Orsetti in un messaggio pubblicato postumo dai combattenti italiani che erano con lui in Siria -. Quindi, nonostante questa prematura dipartita, la mia vita resta comunque un successo, e sono quasi certo che me ne sono andato con il sorriso sulle labbra. Non avrei potuto chiedere di meglio. Vi auguro tutto il bene possibile, e spero che anche voi un giorno (se non l'avete già fatto) decidiate di dare la vita per il prossimo, perché solo così si cambia il mondo. Solo sconfiggendo l'individualismo e l'egoismo di ciascuno di noi si può fare la differenza».
Da cameriere a combattente
Orsetti-Tekoser combatteva a fianco dei curdi. L'anno scorso, mentre era impegnato a difendere la città di Afrin dall'assedio di jihadisti e turchi, era stato intervistato anche dal Corriere Fiorentino nel marzo 2018, al quale aveva ricordato di essere nato e cresciuto a Firenze e di aver "lavorato per 13 anni nella ristorazione: ho fatto il cameriere, il sommelier, il cuoco. Mi sono avvicinato alla causa curda - ricordava Orsetti - perché mi convincevano gli ideali che la ispirano, vogliono costruire una società più giusta più equa. L'emancipazione della donna, la cooperazione sociale, l'ecologia sociale e, naturalmente, la democrazia. Per questi ideali sarei stato pronto a combattere anche altrove, in altri contesti. Poi è scoppiato il caos a Afrin e ho deciso di venire qui per aiutare la popolazione civile a difendersi".
A chi gli chiedeva che cosa avrebbe fatto una volta tornato in Italia rispondeva: "Non mi preoccuperei troppo delle conseguenze (la legge Alfano punisce i foreign fighters, ndr). Io non ho nessuna remora morale, sto facendo la cosa giusta, sono a posto con la mia coscienza. Siamo qua e qua resteremo fino all'ultimo. Un po' perché non c'è nient'altro da fare, un po' perché è la cosa giusta da fare. Combattiamo".
La madre di Orsetti, Annalisa, ha saputo della tragedia dai telegiornali. Ha detto che aveva sentito il figlio due giorni fa. "Lorenzo era felice, voleva combattere al fianco dei curdi per vincere contro quello che lui chiamava il fascismo dell'Isis". Il ragazzo era via da casa da un anno e mezzo. "Siamo orgogliosi di lui, della scelta che ha fatto", "ma ora siamo distrutti dal dolore. Da un anno e mezzo, cioè da quando è partito, stavamo in angoscia, più contenti quando lo sentivamo al telefono, in ansia quando stavamo un periodo senza sentirlo", ha detto il padre di Lorenzo, Alessandro. Il quale ha aggiunto: "Mi ha telefonato il suo comandante curdo e mi ha detto che Lorenzo è morto insieme a tutti quelli del suo gruppo in un contrattacco dell'Isis stamani. Sembra che il suo gruppo sia stato accerchiato, era con una unità araba, ma non so cosa significhi esattamente da un punto di vista militare - ha aggiunto -. Li hanno uccisi tutti".
Orsetti si sarebbe recato in Siria nella primavera del 2018, tra aprile e maggio. Fino all'agosto del 2017 era dipendente di un ristorante-enoteca a Settignano, sulle colline di Firenze. Dopo si sarebbe licenziato e con il nome di battaglia di 'Tekoser' (lottatore) avrebbe preso parte a un corso di addestramento militare tra i curdi.
"Meglio aggiungere vita ai giorni che giorni alla vita". È il motto che Lorenzo scriveva sul suo profilo facebook, dove ora gli amici stanno lasciando messaggi di cordoglio. "Ciao Orso", il soprannome con cui Lorenzo Orsetti era noto a Firenze e non solo, "vivrai per sempre" o "Chi muore per un ideale è sempre da stimare", alcuni dei messaggi che gli amici stanno lasciando sul profilo dove lui negli ultimi tempi aveva postato le sue foto in mimetica con anche il kalashnikov a tracolla.