Ucraina. I russi non allentano la pressione. Altri missili su Odessa e Kherson
Una struttura del porto di Odessa distrutta da i missili russi
Da giorni Odessa e il sud dell’Ucraina sono tornati sotto il costante bombardamento russo. Mentre a Kiev si aspettano nuove forniture dagli Usa, proprio il presidente Joe Biden chiede al Congresso il via libera a nuovi fondi per l’Ucraina. Dall’inizio del conflitto Mosca non ha mai risparmiato i porti meridionali sul Mar Nero, ma diverse fonti locali sostengono che in coincidenza con l’inizio della crisi a Gaza, le forze amate russe hanno intensificato i raid. Missili e droni sono piovuti in qualche caso senza che gli allarmi scattassero, segno che la contraerea, messa a dura prova dai continui attacchi, non sempre riesce a intercettare le minacce. Stessa sorte a Kherson, dove i l’artiglieria di Mosca rimane attestata a ridosso del fiume Dnepr mantenendo sotto pressione, tanto che negli ultimi giorni, anche su invito del governo centrale, decine di civili hanno ripreso la via dei profughi per allontanarsi dalla linea del fuoco.
A Odessa è stato bersagliato un impianto di riparazione navale, dove già domenica erano rimaste ferite due persone: un uomo di 62 anni e una donna di 57, nessuno dei due appartenenti alle forze armate. Le esplosioni hanno danneggiato un edificio amministrativo e le attrezzature delle officine. Dal porto di Odessa e da quelli nelle vicinanze partono le incursioni delle forze speciali ucraine che colpiscono gli avamposti russi in Crimea e poi fuggono via mare.
Dopo essersi ritirata dall’Iniziativa del Mar Nero a luglio, la Russia ha regolarmente preso di mira le infrastrutture portuali e civili dell’oblast di Odessa, costringendo le autorità ucraine a chiudere il corridoio marittimo per l’esportazione di grano e cereali, trasferendo le spedizioni dai porti alla foce del Danubio. Kiev risponde anche con gli agguati mirati, come quello contro l’ex politico e uomo d’affari filorusso Oleg Tsaryov, ferito gravemente il 26 ottobre in un in Crimea. Nei piani originari di Mosca, Tsaryov avrebbe dovuto rimpiazzare il presidente Zelensky. Una fonte dei servizi segreti ucraini (Sbu) ha rivendicato l’operazione in territorio crimeano. Sulla controffensiva ucraina pesano i timori per il calo di forniture dai Paesi Nato. Biden ha chiesto al Congresso (nonostante l’ostilità repubblicana) altri 61,4 miliardi di dollari, di cui circa la metà verrebbe spesa negli Stati Uniti per ricostituire le scorte di armi prosciugate dal sostegno alle forze armate ucraine.