Crisi umanitaria. I profughi? La metà degli abitanti
Il Libano, ancora senza governo e quasi senza frontiere, ha aperto naturalmente le porte a chi fugge: «L’accoglienza fa parte della nostra storia. In particolare della Chiesa maronita perché noi stessi siamo stati profughi», afferma l’arcivescovo maronita Camile Zeitan. Ma adesso, aggiunge ironico, «il Libano è diventato un hotel gratuito».
Le cifre, fornite da Caritas Libano non hanno bisogno di commenti: i profughi siriani registrati dall’Acnur sono un milione e 300mila a cui ragionevolmente ne vanno aggiunti 300mila non registrati. I profughi palestinesi sono 500mila mentre gli altri lavoratori stranieri, in gran parte asiatici e africani, sono 400mila. Questo significa che, con una popolazione di 4 milioni, i profughi rappresentano il 50% della popolazione. «Inoltre, secondo una recente statistica, i libanesi al di sotto della soglia di povertà sono un milione e 200mila» spiega padre Paul Karam, presidente di Caritas Libano.
Il Libano è un Paese in affanno che spera, dopo l’insediamento del generale Michel Aoun alla presidenza, di avere finalmente un esecutivo forte. Intanto, da tre anni a questa parte, la società è a rischio implosione, con la classe media che sembra boccheggia in attesa di una soluzione che nessuno sembra trovare. «Gli aiuti internazionali sono solo per i siriani mentre per i libanesi non c’è nulla», ripetono tutti a Beirut. Un affitto di una sola camera in un quartiere popolare costa fino a 400 dollari al mese: così famiglie di profughi si ammassano in tuguri di periferia alterando il mercato ed estromettendo gli stessi libanesi. Lo stesso avviene nel mercato del lavoro: «I muratori sono tutti siriani, come pure i camerieri e i cuochi», racconta Saide.
Giovane madre libanese ha perso mesi fa il suo impiego in una agenzia di assicurazioni. Ora si arrangia come donna delle pulizie in una struttura sanitaria: «Un solo stipendio non basta in famiglia per cui si lavora da mattina a sera per garantire scuola e cure mediche adeguate ai figli». «Non c’è altro Paese al mondo che in tre anni abbia raddoppiato la sua popolazione. Molti ora in Libano si sentono profughi a casa loro», conclude padre Karam. L’hotel gratuito sta presentando il conto.