Russia. I primi trent’anni di Novaja Gazeta: ridotta al silenzio, ma non può tacere
Dimitri Muratov, direttore della Novaja Gazeta e premio Nobel per la pace
Si sono celebrati oggi i trent’anni anni di vita di un giornale che ha sempre rappresentato una voce libera e indipendente: la Novaja Gazeta. Una storia piena di pagine importanti fatte di cronaca essenziale e asciutta, di inchieste su corruzione, giochi di potere, testimonianza e impegno civile dei suoi giornalisti.
Non a caso negli anni insieme ad Anna Politkovskaja (assassinata nella sua casa di Mosca il 7 ottobre 2006) sono rimasti uccisi altri cinque colleghi nello svolgimento del proprio lavoro, per ciò che quel loro lavoro d’inchiesta e denuncia rappresentava per i poteri forti del Paese.
Una storia che ha visto l’ex presidente dell’Unione Sovietica Michail Gorbaciov tra i più convinti fondatori, in linea con l’eredità e il principio della glasnost che contraddistinse il periodo della perestrojka. Un concetto che è stato la guida e il caleidoscopio attraverso cui leggere e interpretare la società di un paese tanto grande quanto complesso e pieno di diversità e contraddizioni.
Come dice Irina Petrovskaja, una delle colonne del giornale: «Oggi “È” e non come qualcuno vorrebbe “Sarebbe stato”, il nostro anniversario. Perché siamo qui. Vivi più che mai e lo siamo qui in Russia». Sta tutto in questa sua frase il senso della resistenza di questo giornale che rappresenta un punto di riferimento, ieri e ancor più oggi, per l’opinione pubblica democratica del Paese.
Nonostante l’accanimento della censura che è intervenuta da subito, all’inizio della guerra, inibendone il lavoro, costringendo alcuni dei suoi redattori ad abbandonare il Paese, fino all’ultimo atto del ritiro della licenza a seguito di un surreale processo. Ma la Novaja Gazeta c’è e continua a esercitare il suo mestiere attraverso forme alternative che via via si sono consolidate e migliorate. È avvenuto con l’inaugurazione di un nuovo strumento media dal nome emblematico “no” che in russo vuol dire “ma” e in questo caso forse suona più come un “eppure”. Eppure, la redazione continua a lavorare per offrire innanzitutto ai suoi soci-lettori, un punto di contatto e informazione, per non perdersi di vista e restare vigili. Si potrebbe dire una vera e propria forma di militanza giornalistica consacrata al diritto d’informazione indipendente, come linfa per la libertà di espressione del pensiero. Una forma d’investimento per il presente e per il futuro. Sicuramente rappresenta una prova concreta di quanto il premio Nobel del 2021 Dmitrij Muratov dice nell’intervista che ha rilasciato ai suoi giovani colleghi per celebrare l’anniversario e disponibile sul canale YouTube. Tra l’esilio e il carcere chi è rimasto deve impegnare le sue energie nel cercare la scelta alternativa, rifiutando la falsa scelta tra una cattiva e una terribile opzione. Una scelta che Muratov e i colleghi rimasti in prima linea continuano a portare avanti con coraggio e dignità.
Un augurio e una solidarietà umana e politica che questa redazione merita da sempre e che oggi risulta ancora più giusta e necessaria.