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Il caso. Guerra e Covid: i grandi investimenti di Mosca per costruire cimiteri

Marta Ottaviani mercoledì 24 luglio 2024

Un cimitero al confine con l'Ucraina

Grandi investimenti in Russia. Peccato non riguardino quartieri extra lusso – che ormai può permettersi solo una minima parte della popolazione residente – ma i cimiteri. La scoperta l’ha fatta il quotidiano The Moscow Times, che con pazienza certosina si è messo a spulciare il portale ufficiale degli appalti pubblici. Dati alla mano, nel 2023 per ampliare i cimiteri si sono spesi 225 milioni di rubli, ossia 2,4 milioni di euro. Il doppio rispetto al 2022 e sei volte tanto rispetto al 2020. La tendenza sembra confermata anche per il 2024, visto che nei primi sei mesi, si sono spesi già 136 milioni di rubli, ossia 1,4 milioni di euro. Tali investimenti fanno pensare, a ragione, che in Russia si muore di più. Ma perché? La risposta potrebbe essere un micidiale combinato disposto fra morti per Covid-19 e caduti al fronte in Ucraina.

La Russia, che non è esattamente la patria della trasparenza, sul primo aspetto ha sempre diffuso numeri ampiamente edulcorati, che non trovavano corrispondenza proprio nei registri dei cimiteri. Sul secondo capitolo, poi, manca qualsiasi tipo di stima realistica. Che il conflitto sia stato determinante nell’ampliamento dei camposanti emerge dalla valutazione di quali cimiteri siano stati ampliati di più. Se a Mosca, a San Pietroburgo e in generale nelle grandi città l’ampliamento è stato ridotto, nelle province periferiche del Paese la tendenza è opposta. La regione di Tyumen, che comprende i distretti autonomi di Khanty-Mansi e quello di Yamalo-Nenets guida la classifica delle spese per l’ampliamento dei luoghi di sepoltura. Sempre rimando negli Urali, anche a Sverdlovsk i camposanti sono sempre più affollati. In alcuni casi, l’ampliamento dei luoghi dell’eterno riposo coincide anche con quelli da cui è partito il maggior numero di soldati.

È il caso di Lipetsk, Udmurtia, Transbaikalia, Perm, Buriazia. Nomi di territori remoti, dove però tutti i cimiteri sono stati ampliati. A questi, poi, vanno aggiunti i cimiteri destinati ad accogliere le spoglie dei guerrieri della Wagner, un tempo milizia indipendente, guidata dall’ex cuoco di Putin e businessman Evgenij Prigozhin e ora parte integrante dell’esercito russo dopo che il suo fondatore è caduto in disgrazia e morto in un incidente aereo. Secondo il giornale online indipendente Meduza, che ha i server e la redazione in Lettonia, dall’inizio del conflitto potrebbero essere morti fino a 120mila soldati. Ma c’è da considerare anche la variabile Covid-19. Secondo Rosstat, l’Istat russo, in Russia la mortalità è aumentata del 18% nel 2020 rispetto al 2019. Nel 2021 c’è stato un ulteriore incremento del 15%, che ha fatto raggiungere i livelli dell’era della Seconda Guerra mondiale. La Russia ha confermato più di 680.000 decessi causati da Covid-19 durante i primi due anni di pandemia. Un gruppo di scienziati guidati dal capo scienziato dell’Istituto internazionale per l’analisi dei sistemi con sede in Austria ha stimato che il bilancio reale della pandemia in Russia supera il milione di persone.